venerdì 4 dicembre 2009

La Bolivia va al voto, ma Morales si sente già vincitore

Il 6 dicembre in Bolivia si andrà alle urne per scegliere il nuovo presidente. Gli ultimi sondaggi danno il presidente in carica Evo Morales come trionfatore con uno stacco di 30 punti sui suoi avversari.
Il candidato più vicino a Morales nei sondaggi è il governatore di Cochabamba Manfred Reyes Villa, dato al 21,1 per cento, mentre l’imprenditore Samuel Doria Medina si attesterebbe al 9,4 per cento. “Il segreto di questo successo, secondo il presidente indio, è l’esito positivo della sua ‘rivoluzione’ e gli errori dell’opposizione”, racconta la Bbc.
“Morales attira l’appoggio entusiasta di alcuni e la resistenza non meno entusiasta di altri e questo ha finito per dividere il paese”, afferma l’analista politico Jorge Lazarte alla Bbc. “Sentendosi vincitore in anticipo, Morales ha già convocato la prima riunione del suo nuovo governo il 12 dicembre e ha detto che le priorità in agenda saranno la riforma della giustizia e la legge per l’autonomia”, racconta il giornale boliviano La Razón.
L’opposizione accusa Morales di autoritarismo e di aver distrutto le istituzioni democratiche e lo stato di diritto attraverso l’approvazione, a gennaio del 2009, di una nuova carta costituzionale. Ma gli indios, che rappresentano la maggioranza della popolazione, appoggiano il presidente in maniera incondizionata, perché la nuova costituzione riconosce l’identità e la specificità delle comunità indigene presenti nel paese.
“Da un punto di vista economico, inoltre, Morales è stato favorito dall’innalzamento dei prezzi delle materie prime a livello internazionale. Questo ha permesso una gestione positiva del bilancio del paese, ricco di litio, rame, metalli preziosi e gas naturale. Anche il Fondo monetario internazionale ha riconosciuto il buon esito della politica economica di Morales. Ma i suoi oppositori criticano uno dei principali cavalli di battaglia del presidente: la nazionalizzazione degli idrocarburi e delle ricchezze naturali del paese. Secondo Carlos Miranda, per esempio, esperto di risorse naturali, questo ha significato un minore sviluppo dell’industria estrattiva e mineraria e ha prodotto la fuga dei capitali stranieri”, racconta la Bbc.
fonte: www.internazionale.it

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