mercoledì 26 agosto 2009

La crisi frena gli aiuti umanitari - da La Repubblica

Diminuiscono nettamente le donazioni alle organizzazioni non governative
Ma dalla Val d'Aosta vengono proposte, come i titoli destinati all'aiuto del prossimo
E si propongono i "titoli solidali"

EUGENIO OCCORSIO

COURMAYEUR - Donazioni e contributi di solidarietà in frenata: la crisi economica sta facendo sentire i suoi effetti sul delicatissimo "terzo settore" e così rischiano di incepparsi progetti umanitari, di tutela delle minoranze, di ricerca scientifica che hanno assolutamente bisogno di questo tipo di entrate.

L'allarme lo lancia l'Istituto italiano di donazione, un organismo privato di controllo e consulenza che certifica l'effettivo utilizzo ai fini statutari delle donazioni. Sono 106 le Ong iscritte all'Istituto, dall'Associazione per la ricerca sul cancro (Airc) a quella delle leucemie (Ail), dalla Fondazione ambrosiana per la vita al Pontificio istituto per le missioni estere, e ancora dall'Amref all'Intersos che coordinano i medici in Africa.

"L'adesione al nostro istituto è volontaria - spiega il presidente Maria Guidotti - ed è una garanzia per il corretto e trasparente utilizzo delle donazioni. Abbiamo rilevato che nel primo semestre del 2009 il 34% delle organizzazioni a noi aderenti registra un flusso di donazioni inferiore sia all'anno precedente che alle aspettative. E' un dato preoccupante: all'inizio dell'anno solo il 22% delle organizzazioni si aspettava un 2009 in calo".

Questa specie di Moody's del volontariato il prossimo 15 settembre presenterà i suoi dati al Cnel, ma li ha anticipato nel corso dell'iniziativa "Valle d'Aosta Solidale" appena conclusa a Courmayeur: cinque giorni di dibattiti e riflessioni sul tema della solidarietà e delle donazioni volute dal Consiglio di una regione che ha una lunga storia di volontariato e di assistenza ai bisognosi.

"Il 2008, per il quale abbiamo dati certi rilevati dai bilanci, era andato meglio per il 40% e peggio per il 28% delle organizzazioni, inalterato per il 32%", spiega Guidotti. Ora per il 2009 le aspettative si fanno fosche, "e tutto ci lascia supporre che il 2010 andrà ancora peggio". A soffrire in particolare saranno le organizzaioni di minori dimensioni, soprattutto nei settori della salute e della cooperazioni internazionale.

Dalle giornate di workshop della Valle d'Aosta sono emerse molte proposte per far fronte all'emergenza-donazioni: l'economista Stefano Zamagni, presidente dell'agenzia per le Onlus, ha annunciato la prossima creazione di una vera e propria Borsa per le iniziative solidali, sulla linea di una recente delibera del Parlamento europeo: "La Banca d'Italia ci ha dato il via libera, e Massimo Capuano, amministratore delegato di Borsa italiana, si è proposto di gestirla.

In pratica, i risparmiatori investendo in determinati titoli sanno che quei fondi verranno utilizzati per iniziative assistenziali. Attenzione: non saranno donazioni ma, proprio perché sarà un vero mercato, quei titoli avranno un valore e potranno essere riscossi in qualsiasi momento sulla base delle quotazioni".

Mario Baccini, anch'egli presente al convegno e presidente del comitato nazionale per il microcredito, ha a sua volta assicurato l'impegno del governo ad andare avanti sulla via dei mini-prestiti rivolti a favorire le iniziative economiche dei soggetti "non bancabili".

Al micro-credito si è anche ispirato il film di Lina Wermuller "Mannaggia alla miseria" che uscirà a Natale ed è stato proiettato in anteprima qui a Courmayeur. Infine i politici presenti (Sergio Chiamparino, Carlo Giovanardi, Bruno Tabacci, Luciano Violante) si sono impegnati a far sì che nel processo del federalismo avviato non manchino specifiche previsioni per le donazioni, il volontariato, l'assistenza.
(25 agosto 2009)

martedì 11 agosto 2009

TRENTAQUATTRESIMA GIORNATA DI RESISTENZA CONTRO IL COLPO DI STATO.

di Oscar Estrada, manifestante.
Traduzione: Francesca D’Emidio

Ieri sera è stato sospeso il coprifuoco nella città di Tegucigalpa, non perché le condizioni del paese siano cambiate, bensì per la pressione dell'impresa privata poichè il costo economico per i commerci notturni è alto e la solidarietà del denaro ha una vita molto breve. Immediatamente le discoteche e i bar si riempirono in quella che sembrava una tregua in mezzo alla lotta, e per un momento le "camiciette bianche" ed i “colorati” hanno condiviso gli stessi tavoli, ma non le stesse conversazioni.
Così mi trovai con quattro giovani professori che mi riconobbero dalle varie barricate ed, allegri, mi obbligarono a sedermi con loro e conversare sulla situazione in questi ultimi giorni alla frontiera. Furono giorni difficili, mi dissero, la gente ha sofferto per arrivare alla frontiera. La persecuzione, l'inseguimento e le violazioni sessuali di donne da parte di elementi dell'esercito sono armi che nuovamente stanno usando contro il paese. Denunce recenti spiegano come, il giorno della repressione di “El Durazno”, i poliziotti introducevano le scalmiere nelle vagine delle donne che catturavano insultandole, chiamandole prostitute, puttane, violando, non solamente la loro integrità che è grande, bensì quella di un paese intero.

Ieri un giovane che era passato a terriotio nicaraguense è stato assassinato con uno sparo nella testa da parte di uno dei franco tiratori che si nascondono in Honduras tra gli alberi puntando ai pellegrini. Ma stiamo vincendo, mi dicevano allegri i giovani del bar; quello che loro, i repressori, non capiscono, è che il movimento non ha una sola testa e non importa a chi ammazzino di noi, non importa se ammazzano Carlos Reyes, Juan Barahona, Mel Zelaya, niente potrà fermare un movimento che è nato anarchico e continuerà ad esserlo.

E è certo che l'Anarchia è una qualità impressionante della resistenza. Per quanto le strutture formali della dirigenza del Fronte di Resistenza che vengono dalla scuola delle organizzazioni popolari gerarchiche dell’Honduras, hanno provato ad assumere la leadership del movimento, ma non ci sono riusciti. Tutti i membri del Fronte si muovono con lo stesso progetto, con lo stesso affanno ed energia, ma non in una stessa direzione specifica e definita. I dirigenti popolari tentano di dare indicazioni che la gente rispetta se vuole, perché in fondo sanno che ognuno farà quello che crede necessario come gruppo, o come persona. Ho notato infinità di volte come la gente sale sul camion con gli altoparlanti e dice quello che pensa deve fare la gente convertendosi, momentaneamente, in un leader in più della resistenza, dopo scende e si perde nel mare di gente che lo riceve con le braccia aperte.

Spontaneamente e senza controllo centrale continua l’occupazione della strada a Silim da parte degli abitanti della zona colpendo principalmente l'imbarco di palma africana di Miguel Facusse. In un tentativo per finire con l’occupazione che dura già da dieci giorni, è stato rilasciato un ordine di cattura contro i leader, ma come non hanno potuto riconoscerli, l'ordine è stato esteso a tutti i 1500 membri della cooperativa. Tutti risposero all'unisono alla polizia: venite ad eseguire l’ordine che qua vi aspettiamo. La polizia non osa entrare e l’occupazione continua.

Continua anche l’occupazione nell’area occidentale, nelle strade che portano alle frontiere con il Guatemala ed El Salvador. Sono stati arrestati i leader, ma l’occupazione continua. A Comayagua, La Paz, San Pedro Sula, El Progreso, la storia si ripete più o meno ugualmente. Siamo coscienti che i repressori non sanno a quale testa sparare, se lo sapessero l'avrebbero già fatto, e sparano a chi sia, senza capire perchè il giorno dopo c'è più gente, più teste alzate sfidando la dittatura affinché esegua l'ordine di arresto contro il popolo honduregno in resistenza: Qua vi stiamo aspettando. Stamattina è morto il professore Roger Vallejo sparato in testa giovedì scorso. Il sindacato dei maestri ed il paese intero sta nuovamente di lutto. Ma i repressori continuano a sbagliare, perché la gente continua ad uscire per le strade, più unita, più ferrea e sicura della lotta.

Ieri la manifestazione avanzava indignata per le vite che ci strappa la dittatura, dagli altoparlanti gridavano ai commerci di chiudere, che era un ordine del popolo, chiusero, l'ordine fu ubbidito. Nelle pareti che vanno da Miraflores fino al centro si possono vedere le macchie bianche delle campagne organizzate dal Comune di Tegucigalpa per nascondere il grido del popolo, cancellare i grafitis e caricature dei golpisti che tanto offende la morale di una società che si rifiuta di accettare la voce di popolo. Oggi queste pareti si sono svegliate ancora una volta con un'avvertenza molto chiara: o smettono di far tacere le nostre pareti, o faremo in modo che gridino le loro case.

NON PASSERANNO!


Versione originale:

Anoche fue suspendido el toque de queda en la ciudad de Tegucigalpa, no porque las condiciones hayan cambiado en el país, sino porque la empresa privada está presionando para su suspensión, y es que el costo económico para los negocios nocturnos es grande y la solidaridad del dinero tiene una vida muy corta. Inmediatamente los clubes y bares se llenaron en lo que parecía una tregua en medio de la lucha, y por un momento los “camisa blanca” y los coloridos compartieron las mismas mesas, pero no las mismas pláticas.

Así me encontré con cuatro jóvenes profesores que me reconocieron de las distintas barricadas y alegres me obligaron a sentarme junto a ellos y conversar sobre lo que han sido estos últimos días en la frontera. Fueron días difíciles, me dijeron, la gente sufrió camino a la frontera. La persecución, el acoso y las violaciones sexuales de mujeres por parte de elementos del ejército son armas que nuevamente están usando contra el pueblo. Denuncias recientes cuentan como, el día de la represión del Durazno, los policías introducían sus toletes en las vaginas de las mujeres que capturaban insultándolas, llamándolas putas, zorras, violando, no solamente su integridad que es grande, sino la de un pueblo entero.

Ayer un joven que ya había pasado al lado de Nicaragua fue asesinado de un tiro en la cabeza por parte de un francotirador desde Honduras, de los que por montones se esconden entre los arboles a “venadear” a los peregrinos. Pero estamos ganando, me decías alegres los jóvenes del bar, lo que ellos (los represores) no entienden, es que esto no tiene cabeza y no importa a quien de nosotros maten, no importa si matan a Carlos Reyes, Juan Barahona, Mel Zelaya, nada podrá detener un movimiento que nació y seguirá siendo anárquico.

Y es cierto que la Anarquía es una cualidad impresionante de la resistencia. Por más que las estructuras formales de la dirigencia del frente (que vienen de la escuela de las organizaciones populares jerárquicas de Honduras) han intentado liderar el movimiento, no lo han logrado. Todos los frentes se mueven con el mismo proyecto, con el mismo afán y energía, pero no con una dirección específica. La dirigencia trata de dar indicaciones que la gente acata si quiere, porque en el fondo saben que cada quien hará lo que crea necesario como grupo, o como persona. He notado infinidad de veces como cualquiera sube al carro parlante y dice lo que piensa debe hacer la gente convirtiéndose, momentáneamente, en un líder más de la resistencia, luego baja y se pierde en el mar de gente que lo recibe con los brazos abiertos.

Espontáneamente y sin control central continúa tomada la carretera a Silim por parte de los pobladores de la zona afectando principalmente el embarque de palma africana de Miguel Facusse. En un intento por terminar con la toma que tiene ya diez días, han librado orden de captura contra los líderes, pero como no han podido reconocerlos, extendieron la orden para los mil quinientos pobladores de la cooperativa. Todos respondieron al unísono a la policía: vengan y ejecuten esas órdenes, que acá los esperamos. La policía no se atreve a entrar y la toma continua.

Sigue también la toma de occidente, de las carreteras que conducen a las fronteras de Guatemala y El Salvador. Han sido detenidos sus líderes, pero la toma sigue. En Comayagua, en La Paz, en San Pedro Sula, en El Progreso, la historia se repite más o menos igual. Estamos claros que los represores no saben a cual cabeza disparar, si lo supieran ya lo habrían hecho, y disparan a cualquiera sin comprender cómo es que al día siguiente hay más gente, más cabezas alzadas retando a la dictadura para que ejecute la orden de arresto contra el pueblo hondureños en resistencia: Acá los estamos esperando.
Hoy por la madrugada murió el profesor Roger Vallejo a causa del disparo que recibió en la cabeza el pasado jueves. El magisterio y el pueblo entero está de luto nuevamente. Pero los represores se volvieron a equivocar, porque la gente va a seguir saliendo a las calles , más unida, más firme y segura de la lucha.

Ayer la marcha avanzaba indignada por las vidas que nos arrebata la dictadura, los parlantes gritaban a los negocios de cadenas que cerraran, que era una orden del pueblo que cierren y la orden fue obedecida.

En las paredes que bajan desde Miraflores hasta el centro se puede ver el parche blanco de las campañas organizadas por la alcaldía para esconder el grito del pueblo, borrar los grafitis y caricaturas de los golpistas que tanto ofenden a la moral de una sociedad que se niega a aceptar la voz de pueblo, nuevamente hoy amanecieron rayadas con una advertencia muy clara: o dejan de callar nuestras paredes, o haremos que griten sus casas.

¡NO PASARAN!