venerdì 28 dicembre 2012


L’ONU  sostiene la forza 
d’intervento Maliano 
per espellere i ribelli
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha autorizzato la forza militare Africana di provare ad espellere  gli integralisti islamici dal Nord del Mali.
Il Consiglio ha  votato all'unanimità l’autorizzazione  alla forza  ad un primo mandato di un anno.
La risoluzione stabilisce inoltre delle ‘condizioni ’ per il Mali, includendo la riconciliazione politica e il miglioramento dell’addestramento dei militari.
I gruppi armati, alcuni collegati all’Al-Quaeda , hanno preso il nord del Mali dopo il colpo di stato di marzo e ora hanno istituto  una forma  molto dura  della legge islamica.
La comunità economica dei paesi dell’Africa Occidentale( CEDEAO) ha dichiarato che ha già 3,300 militari da  inviare in Mali,nonostante che questa operazione non dovrebbe iniziare prima di settembre 2013.
La risoluzione, che è stata elaborata dalla Francia, stabilisce  un processo a più stadi per la riunificazione del Mali.
All’EU ed ad altri paesi membri dell’ONU è stato affidato il compito di ricostruire l’esercito Maliano, sconfitto dai  nazionalisti Tuareg e dai ribelli islamici  che hanno preso il controllo del Nord del paese.
La corrispondente della BBC  Barbara Plett , in  sede dell’ONU,  ha sottolineato che l’obbiettivo principale è di rendere forte l’esercito Maliano per potere operare  insieme con gli altri soldati della CEDEAO.
L’ONU vorrebbe anche che il miglioramento  politico sia fatto prima dell’intervento militare e delle elezioni di aprile ‘o appena sia tecnicamente possibile’,
La risoluzione sottolinea che   è necessario un piano militare più forte ed ha chiesto al segretario-generale Ban Ki Moon di confermare urgentemente l’approvazione del consiglio per quello che riguarda la prevista  offensiva militare.
Inoltre, questa forza militare, che sarà chiamata “the African-led International Support Mission in Mali (Afisma)” dovrebbe utilizzare “tutte le misure necessarie” per riprendersi  il nord del Mali  dalle mani “dei terroristi, degli  estremisti ed dei gruppi armati”
Il Ministro Maliano degli Affari EsteriTieman Coulibaly ha accolto con favore la risoluzione come “un passo storico.”
Dopo che gli integralisti islamici e I Tuareg hanno preso il nord del Mali, la loro alleanza è rapidamente crollata. Ora  gli islamisti  controllano le principali città del nord del Mali.
Gli islamisti hanno distrutto gli antichi santuari di Timbuktu e hanno imposto una  forma violenta della legge islamica. Operazione  che è stata criticata  dalla comunità internazionale,
Migliaia di persone hanno lasciato il nord del Mali , dopo il conflitto, rifugiandosi in   Mauritania.
Un recente rapporto dell’ONU,  trapelato,  ha sottolineato che circa più di 400,00 persone potrebbero rimanere  senza casa  se l’operazione militare per cacciare i ribelli,  non iniziasse in fretta.
L’articolo è dalla BBC


martedì 18 dicembre 2012


Django Sissoko nominato il nuovo Primo Ministro Maliano







Il President ad interim Maliano Diouncounda Traore ha nominato un nuovo Primo Ministro, meno di 24ore dopo che il suo predecessore è stato costretto dai militari a dimettersi.
Django Sissoko, un funzionario della presidenza, è stato nominato per succedere a Cheick Modibo Diarra, che è stato condannato agli arresti domiciliari dopo le sue dimissioni.
La nomina è stata annunciata alla televisione di stato .
Il ruolo dei militari, in queste dimissioni forzate di Cheick Modibo Diarra, è stato condannato da parte dell’ONU e di molti altri paesi.
Ma il Capitano Amadou Sanogo, che ha condotto il colpo di stato in Marzo, ha detto che Cheick Modibo non è stato obbligato a lasciare il suo posto di primo ministro ma che i militari i avevano solo facilitato le sue dimissioni.
E’ dall’inizio dell’anno che il Mali è in una profonda crisi. Gli integralisti islamici e i ribelli Tuareg hanno presso il nord del Mali ed inoltre i militari  arrabbiati hanno organizzato un colpo di stato dopo che il governo civile non è stato in grado di  riprendere il controllo di tutto il paese.
L’ONU ha minacciato di imporre sanzioni  a seguito dell’arresto di lunedì e il Consiglio di Sicurezza ha dichiarato di esser pronto a prendere le “misure appropriate ” contro quelli che sono responsabili dell’instabilità del Mali.
Il segretario Generale dell’ONU Ban Ki-Moon ha detto di esser “preoccupato”  delle recente novità ma sottolineando  gli sforzi nazionali e internazionali per risolvere la crisi politica Maliana.
Gli Stati Uniti hanno sottolineato il fatto che  il ritorno dei militari nella politica maliana è come un passo indietro della democrazia e L’ente regionale ha anche condannato l’azione.
Il testo è dalla BBC

mercoledì 12 dicembre 2012


Il Primo Ministro Maliano
Cheick Modibo Diarra
 si  dimette dopo l’arresto militare


Il Primo Ministro del Mali ha annunciato le sue dimissioni sulla televisione statale, dopo che è stato arrestato dai soldati che hanno condotto il colpo di stato a marzo.
Cheick Modibo Diarra è stato arrestato lunedì a casa sua nella capitale Bamako, presumibilmente su ordine del leader del colpo di stato, il capitano Ahmadou Sanogo
Il primo ministro avrebbe dovuto partire per la Francia
Modibo Diarra è stato nominato il primo ministro di un governo ad interim ad aprile, dopo che i militare hanno ufficialmente lasciato il potere ai civili.
Il sessantenne astrofisico aveva sostenuto i piani per l’invio di una forza d’intervento dell’Africa Occidentale nel nord del mali, occupato dagli integralisti islamici e i ribelli tuareg dopo il colpo di stato militare di marzo. Ma le tensioni tra i soldati che hanno condotto il colpo di stato e il primo ministro civile che avevano dovuto nominare nelle ultime settimane erano cresciute.
La maggiore parte dei soldati maliani sono contro l’intervento militare straniero, affermando di avere bisogno solamente di sostegno finanziario e logistico.
Il portavoce dell’esercito maliano Bakary Mariko ha dichiarato alla BBC che il primo ministro era sospettato di aver tentato di mettere in pericolo il dialogo politico per una transizione verso la democrazia.
Ha aggiunto che “otto mesi fa il primo ministro ha ricevuto la missione di aiutare il mali a recuperare la sua integrità territoriale, ma invece ha operato per rimanere al potere indefinitamente”
Il portavoce ha aggiunto che Diarra sarà detenuto fino alla nomina di un nuovo primo ministro.
 “Speranza per la Pace”

Nel suo messaggio alla televisione nazionale maliana ORTM Modibo Diarra non ha dato alcuna spiegazione sulle sue dimissioni.
“uomini e donne che sono preoccupati del futuro della nazione, state sperando la pace. E per questo motivo che io, Cheick Modibo Diarra, mi sto dimettendo con il mio intero governo.”
Il portavoce ha dichiarato alla BBC che il primo ministro stava per lasciare il paese per la Francia per un check-up medico. Non si sa se avesse cercato di fuggire.
La capitale Bamako la mattina di martedì era tranquilla. Un giornalista ha dichiarato alla BBC che le persone stavano andavano a lavorare e forse non avevano ancora saputo la notizia.”
Il testo è dalla BBC.

martedì 20 novembre 2012


L’Unione Europea  
approva  una 
missione di formazione
per il Mali.

I ministeri degli esteri e della difesa dei cinque paesi dell’UE hanno sostenuto una proposta d’una missione Europea di addestramento per l’  esercito Maliano che sta combattendo contro  le forze armate  islamiste.
Germania, Italia, Spagna, Polonia e Francia hanno firmato a Parigi  una dichiarazione comune  approvando il piano per il Mali.
I paesi dell’Africa Occidentali intendono inviare un contingente militare per riprendere il controllo del  nord del Mali ora in mano agli  integralisti islamici  collegati all’Al-Qaeda.
Il capo dell’esercito Nigeriano ha dichiarato  alla BBC che i soldati arriveranno nel Mali  poche settimane dopo l’approvazione da parte delle Nazioni Unite.
La proposta di intervento deve  essere mandata al consiglio della sicurezza dell’ONU  per approvazione entro la fine dell’anno.
L’Unione Africana ha già approvato il  piano di invio di  un contingente di 3,300 soldati sotto la bandiera della Comunità Economica dei paesi dell’Africa Occidentale (CEDEAO).
Nel mese di Marzo I gruppi Islamisti e I ribelli Tuareg hanno preso il controllo del Nord del Mali dopo la caduta di Presidente maliano  Ahmadou Toumani Toure.
In seguito le relazioni fra di loro  sono diventate più tese ed  ora, gli islamisti controllano le città più importanti nel Nord, imponendo la legge Islamica più severa.
L’ONU ha avvertito la comunità internazionale che  I combattenti islamisti stanno imponendo una versione cruenta della legge islamica nelle zone sotto i loro controllo. Il matrimonio forzato, la prostituzione forzata e lo stupro ora sono  sempre più diffusi.
Tre dei paesi che hanno partecipato nella riunione di Parigi (Germania, Francia, Polonia) , sono membri di un gruppo chi si chiama Weimar Triangle,  creato nel 1991 , per favorire i loro  rapporti.
Durante le loro discussioni di giovedì15 Novembre è stato  approvata la decisione del  Consiglio degli Affari Esteri dell’UE del 15 Ottobre che sancisce  che l’UE è “determinata a aiutare il Mali a essere di nuovo uno stato di diritto e  a ristabilire un governo pienamente sovrano e democratico”.
Nella stessa occasione, il Consiglio ha ordinato che sia messo in atto un piano di una eventuale operazione militare dell’EU che avrebbe come missione la riorganizzazione e l’addestramento dell’esercito della difesa Maliana.
Il Consiglio ha stabilito che l’operazione dovrebbe tenere “conto che le  condizioni per il successo di questo genere di missione,includono  il pieno  sostegno dell’autorità Maliana e la definizione di una  strategia di uscita” .
Il Ministro degli  Esteri francese  Laurent Fabius ha detto ai giornalisti giovedì che  “Gli Europei possono offrire il proprio aiuto ma  che ci vorranno tempo e mezzi”,
Il capo dell’esercito  Nigeriano Admiral Ola Ibrahim ha dichiarato alla BBC, che una volta che il Consiglio della Sicurezza dell’ONU abbia dato  il via libera per un intervento militare, il suo esercito i arriverà sul terreno di battaglia entro una o due settimane.
Ha sottolineato inoltre che  almeno 1000 soldati Nigeriani del contingente delle CEDEAO sono pronti a partire.
Aggiungendo che ha concordato che l’esercito Maliano farà praticamente quasi tutto il lavoro per proteggere il loro paese.     
Adm. Ibrahim ha ipotizzato che l’intervento militare ha la possibilità di scacciare gli islamisti di là delle frontiere, ma ha aggiunto che questo intervento valga la pena in quanto  sono  una minaccia alla pace e alla sicurezza della regione.
Il testo è della BBC e la traduzione è stata fatta  da Mariale- Colette MEFFIRE

martedì 13 novembre 2012


Gli integralisti  Islamici Maliani
Ansar Dine in discussione di un
accordo umanitario

Uno dei gruppi islamici nel nord di Mali ha accettato  di lasciare entrare nel suo territorio dei gruppi di aiuto umanitari.
L’annuncio di Ansar Dine è stato fatto dopo le discussioni con il mediatore regionale, il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaore.
I combattenti hanno anche accettato di impegnarsi nelle negoziazioni di pace con il governo Maliano e di rispettare il cessate il fuoco.
Il mese scorso, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva adottato una risoluzione che permetteva l’invio di un contingente militare africano al fine di fermare l’occupazione del nord di Mali, sotto il controllo degli islamici.
Pochi gruppi d'aiuto umanitario umanitari hanno potuto raggiungere la grande regione deserta nel nord del Mali, dopo che Ansar Dine e i suoi alleati avevano approfittato del caos provocato dal colpo di stato militare di Marzo scorso.
I militari avevano provato a sedare una ribellione Tuareg iniziata ancor prima a Gennaio, ma dopo il colpo di stato i ribelli erano riusciti immediatamente a riprendere il controllo delle maggiori città della regione.
Gli islamici, legati al gruppo terrorista di Al-Quaeda, hanno progressivamente spodestato i gruppi Tuareg e consolidato il loro potere, introducendo una severa legge islamica.
Ansare Dine è stato ampiamente condannato per aver distrutto gli antichi santuari musulmani di Patrimonio Mondiale dell'Umanità, nella città di Timbuktu, con la scusa che quei santuari, venerati da seguaci della moderata setta dei Sufi, promuovessero idolatria, contraria alle regole islamiche.
 ‘Tornate a casa’
Decine di migliaia di persone sono scappate quest’anno e molte di loro si sono rifugiate nel vicino Burkina Faso. 
Secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa, i prezzi degli alimentari nei negozi sono molto alti per coloro che sono rimasti nel nord di Mali e i servizi sanitari e la fornitura  dell’acqua portabile sono stati indeboliti e drasticamente ridotti a causa della crisi.
Mathieu Bonkoungou il corrispondente della BBC nella capitale Burkinabe, Ouagadougou, ha raccontato che i rappresentati di Ansar Dine hanno dichiarato, dopo l’incontro con il Presidente Compaore, che dovrebbero lasciare libero il passaggio per coloro che possono fornire aiuto umanitario all'interno del loro territorio.
La dichiarazione, ha sottolineato Ansar Dine, dovrebbe esortare gli altri gruppi armati islamici a iniziare le negoziazioni di pace con i responsabili in Bamako.
Pochi mesi fa, c'è un grande impulso internazionale per riportare la stabilità in Mali.
Il gruppo regionale della CEDEAO, ha condotto le mediazioni che si sono concluse con la formazione di un governo di coalizione ad agosto a Bamako.
L’articolo è dalla BBC e la traduzione è stata fatta da Mariale-Colette MEFFIRE

lunedì 29 ottobre 2012


Crisi Maliana: 
“Combattenti stranieri 
aiutano gli islamici”.
Combattenti stranieri sono arrivati in una città del nord del Mali: il sindaco esiliato della città di Gao, ha confermato alla BBC le informazioni circa l’afflusso di jihadisti verso il nord.
Sadou Diallo ha detto che sono tra i 60 e i 100 gli Algerini e i Sahrawi che sono arrivati in città quattro o cinque giorni fa.
Un residente di Timbuctu lunedì ha raccontato all’agenzia informativa AFP che durante il fine settimana erano arrivati integralisti islamici sudanesi.
Dopo che gli integralisti si sono impossessati del nord del paese, all’inizio di quest’anno, sono stati preparati piani per l’intervento militare nell’area.

"Se non si intervenisse vi sarebbe una reale minaccia di nuovi attacchi in Africa, probabilmente in Europa, in medio Oriente e oltre”.
Due settimane fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti ha dato al blocco Regionale CEDEAO 45 giorni per redigere un piano includendo la loro decisione di inviare un contingente di 3.000 uomini nella grande regione desertica.
I gruppi Islamici e i ribelli Tuareg hanno preso controllo del Nord del Mali dopo il colpo di stato di Marzo.
La giunta ha preso il potere, accusando il governo di aver fallito nel sedare la ribellione Tuareg, iniziata a Gennaio. I gruppi islamici, approfittando della confusione hanno preso le principali città della regione, tra cui la città storica di Timbuctu.
Gli integralisti islamici, in disaccordo con i loro alleati Tuareg, hanno imposto una interpretazione cruenta della Sharia nelle zone sotto controllo. Arrivano infatti notizie di persone lapidate e persone a cui sono stati amputati gli arti.

  “Studenti coranici reclutati”

Diallo ha raccontato, durante la trasmissione” Focus sull’Africa” della BBC che combattenti stranieri, muniti di armi leggere, sono arrivati in Gao su 93 camion.
 “Sono stati identificati soprattutto come abitanti del Sahara Occidentale e dell’Algeria. Sembrano essere istruttori: portano con sé infatti armi leggere, non pesanti” ha detto Diallo, aggiungendo che qualcuno tra i combattenti arriva anche dal Sudan.
 “Non vivono in città, arrivano durante il giorno, non fanno male alla popolazione, svolgono le loro attività e ripartono in serata”.
Diallo, sindaco eletto di Gao, stava parlando dalla capitale Bamako. Ha aggiunto che il gruppo islamico che ha il controllo della città, “il Movimento d’Unità per la Jihad in Africa Occidentale” (MUJAO), ha reclutato 200 studenti nelle scuole coraniche locali.
Inoltre, Diallo ha sottolineato che “C’è una setta radicale musulmana nei villaggi circostanti e tutti i giovani delle scuole coraniche della zona hanno raggiunto il gruppo MUJAO, non perché siano d’accordo con loro, ma per la disperazione di sette mesi di sofferenza e disoccupazione: non ce la facevano più”.
Ha detto poi che il MUJAO li pagava tra i $300 e i $400 al mese.
L’articolo è dalla BBC e la tradizione è stata fatta da Mariale Colette MEFFIRE

giovedì 27 settembre 2012

“La trappola”: l'odissea dell'emigrazione, il respingimento, la rinascita


CLARISTE SOH MOUBE INCONTRA GLI STUDENTI
DELL'IIS GALILEO FERRARIS DI SETTIMO TORINESE



In arrivo dal Mali Clariste Soh Moube, autrice del libro La trappola e giovane voce dell'altermondialismo africano

Una giovane donna, africana, calciatrice. Un sogno, l'Europa, che chiama Mbeng. Il racconto di un viaggio che è una vita – settemila chilometri in otto anni. Un percorso lungo e tortuoso nel tempo e nello spazio, aggrappata al football per avvicinare l’Europa. La storia di un inganno, di un sogno – la fortezza Mbeng – che è illusione. E la narrazione di una rinascita, ritornando all’Africa.
E' la sintesi del libro-testimonianza La Trappola, scritto dalla camerunese Clariste Soh Moube nel 2009 e di recente pubblicato in Italia da Infinito edizioni con le prefazioni di Aminata Traoré, Dagmawi Yimer e Giulio Cederna.

Dalla fine della sua odissea Clariste vive a Bamako, in Mali, dove a fianco di Aminata Traorè – una delle grandi voci dell'altermondialismo africano - lavora come assistente ricercatrice presso il Centro Amadou Hampaté Ba.

In Italia in questi giorni per un tour di presentazioni del libro che la porterà anche a Ferrara ospite del Festival d'Internazionale, Clariste consentirà anche di inquadrare l'attuale situazione e le prospettive del Mali, suo paese d'adozione, dopo il colpo di stato di marzo e la successiva divisione tra il sud del paese e il nord in mano ai gruppi jihadisti Aqmi (Al Qaida nel Maghreb Islamico) e Ansar Dine (Difensori della Fede).

Tra le numerose iniziative organizzate in diverse località italiane in collaborazione con le associazioni Il Mondo nella Città di Schio, Cuamm Piemonte e Apertamente di Biella, patrocinatrici del libro, e Infinito Edizioni,
Clariste sarà a Torino 3 ottobre 2012 per incontrare dalle 11.00 alle 13.00 gli studenti dell'Istituto Istruzione Superiore Tecnico e Professionale "Galileo Ferraris" di Settimo Torinese (TO), presso la Sala Levi della Biblioteca Archimede (Piazza Campidoglio, 50 – Settimo Torinese) che in collaborazione con l'Ong RETE stanno partecipando al progetto promosso dal Consorzio Ong Piemontesi e intitolato "DIARI DI VIAGGIO - Educare ad una cittadinanza mondiale condividendo a scuola le esperienze di migrazione" cofinanziato dall'Unione Europea e dal Ministero dell'Interno nell'ambito del Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi terzi 2011 .

Nella serata della stessa giornata, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino e con il Consorzio Ong Piemontesi, Clariste presenterà il suo libro alle ore 20.30 presso la Bibliomediateca “Mario Gromo” in Via Matilde Serao 8/A a Torino.
Seguirà dibattito e visione del film Aspettando la felicità regia di Abderrahmane Sissako, Francia/Mauritania, 95’, col.



lunedì 24 settembre 2012


Mali : Un accordo tra Bamako e la CEDEAO sull’invio d’un contingente militare africano.
Il Mali e la Comunità Economica dei paesi dell’Africa Occidentale ( CEDEAO) domenica  hanno finalmente trovato  un accordo sulle condizioni d’invio d’un contingente militare africano in vista di un’eventuale  operazione volta a  riconquistare il Nord, da sei mesi sotto il controllo degli islamici.
“Dovremmo  apprezzare quest’accordo, ottenuto con i nostri fratelli maliani. Possiamo finalmente dire che il Mali e la CEDEAO  sono d’accordo  a operazioni militari sul territorio maliano” ha dichiarato il rappresentante della Comunità Economica dell’Africa Occidentale, l’ivoriano Paul Koffi Koffi.
Per concludere quest’accordo è attesa in Bamako una delegazione della CEDEAO nei prossimi giorni, come annunciato all’AFP (Agence FRance-Presse) dai Ministri della Difesa del Mali e della Costa d’Avorio, dopo un incontro con il presidente ad interim del Mali, Dioncounda Traoré.
I dettagli di quest’accordo non sono ancora disponibili ma almeno un elemento essenziale è  stato chiarito: se gli eserciti della CEDEAO interverranno in Mali, la loro sede sarà ‘naturalmente’ in Bamako, ha preciso il ministro maliano della Difesa, Yamoussa Camara.
 ‘Quando si parla di truppe , si intende truppe della CEDEAO  e non di stranieri. E su questo, il Mali è d’accordo”, ha aggiunto Koffi Koffi , venuto d’Abidjan a Bamako con il Ministro Ivoriano dell’Integrazione Africana, Ally Coulibaly.
Al l’inizio di settembre, Dioncounda Traoré aveva ufficialmente chiesto aiuto alla CEDEAO, accorgendosi che  il Mali non era in grado di  riconquistare da solo i due terzi di suo territorio occupato dai gruppi armati islamici collegati ad’Al-Qeada magrebina (Aqmi)
Ma la CEDEAO, irritata da alcune richieste maliane, aveva chiesto a Bamako di rivedere  la sua posizione.
Il presidente maliano si era apertamente opposto all’invio dei truppe armate e pronte a combattere nella sola Bamako.
 ‘Qualsiasi forza militare inviata ha bisogno di una base’, ha commentato Koffi Koffi, aggiungendo che fosse di comune accordo.
Sabato ad Abijan, Yamoussa Camara ha incontrato il presidente Alassane Quattara,  a capo dell’esercito della CEDEAO.
Il ministro maliano aveva assicurato che l’invio di truppe dell’Africa Occidentale a Bamako era possibile a condizione che fosse eseguito con discrezione per non scioccare la popolazione.
Il contingente dell’Africa Occidentale potrà installarsi nella capitale maliana ma non avrà il compito di assicurare la sicurezza delle istituzioni del governo ad interim.
Un accordo da “rendere lindo”
 ‘Bisognerebbe armonizzare le posizioni. Tale visita veloce è stata utile”, ha dichiarato all’AFP una fonte vicina al governo maliano. Secondo quest’ultima, una delegazione della CEDEAO è attesa nei prossimi giorni a Bamako per mettere insieme tutto quello che è stato accettato dalle varie parti.
La CEDEAO che da  mesi prepara l’invio di 3.300 soldati in Mali, aspettava di avere un accordo con Bamako per inviare  all’Unione Africana  un progetto risolutivo della situazione, che dovrà essere esaminato anche dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti.
A seguito del colpo di stato militare del 22 Marzo, che a causato la caduta del  presidente Amadou Toumani Touré, il nord del Mali è da aprile sotto il controllo dei fondamentalisti islamici, che con le armi impongono alla popolazione la loro interpretazione della legge islamica “shar’ia”.
Venerdì il Consiglio di Sicurezza dell’ONU  ha espresso la sua profonda preoccupazione sulla violazione dei  diritti umani che i fondamentalisti islamici stanno commettendo nel Nord del paese, dove  aumentano le brutalità, dall’esecuzione tramite lapidazione di una coppia non sposata, alle amputazioni di sospettati per furto.   
Nel suo messaggio alla popolazione, il presidente maliano aveva auspicato la liberazione del Nord ‘ o attraverso la negoziazione o con la forza’.
Il presidente  Diouncounda aveva chiesto ai gruppi armati di iniziare delle ‘negoziazioni chiare’, senza tralasciare che ci si sta preparando alla guerra in cui si è disposti a incorrere se non vi sono altre alternative”.
L’articolo è di Serge  DANIEL  dell’AFP e la traduzione in Italiana è stata fatta da Mariale –Colette  MEFFIRE

mercoledì 22 agosto 2012

Il Mali cerca disperatamente la pace


Un nuovo governo di unità nazionale è stato formato in Mali in un ultimo sforzo per riportare la stabilità dopo il colpo militare in Marzo.
Il cabinet è composto di 31 ministri, includendo cinque che sembrano vicini al capo del colpo di stato , Capitano Amadou Sanogo.
Il capo del governo traballante esistente ad interim, Cheick Modibo Diarra . rimane come primo ministro.
Lo scorso mese, l’ente regionale ECOWAS,  aveva minacciato di espellere il  Mali se non si formava un governo di unità.
La composizione d’un nuovo cabinet è stata annunciata in una dichiarazione letta alla Televisione Nazionale.
Il Mali è in continuo cambiamento  da quando il colpo  di stato di marzo ha permesso agli  islamisti ed ai Tuareg di accaparrarsi   tutto il nord di paese.
In Aprile, a seguito delle   pressioni  internazionali e regionali, la giunta militare in Bamako aveva nominalmente  consegnato il potere  ad un  governo ad interim,  mantenendo però il potere reale .
Afflitto da lotte intestine, il cabinet provvisorio non è riuscito a ristabilire l’ordine e organizzare  le elezioni volte  a riportare  le regole costituzionali.
In Luglio, il presidente ad interim Dioncounda Traore è stato in ospedale dopo essere stato picchiato dei sostenitori  del  colpo di stato
In seguito alla rottura dell’alleanza con le forze laiche Tuareg, nel nord del  Mali, i guerrieri islamisti hanno presso le città principali.
Da allora, i tentativi  per  imporre  la visione radicale della sharia, ha aumentato la paura che questa zona diventi  un rifugio per gli islamisti radicali. Qualche giorno fa,la mano d’ un uomo accusato di furto è stata tagliata e anche una coppia accusata di adulterio   è stata lapidata.
IL testo originale è della BBC e la traduzione in italiano è di Mariale-Colette Meffire

venerdì 17 agosto 2012

Il Mali in difficoltà

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Prima del colpo di stato in Mali e la caduta di Presidente democraticamente eletto, Amadou Toumani Toure, nel  marzo 2012, il Mali è stato considerato un esempio di democrazia e stabilità in Africa. L’ex leader aveva vinto due volte di seguito le elezioni presidenziali, avvallate dalla comunità internazionale, e aveva in progetto il miglioramento economico e sociale del paese. Nonostante sia uno dei paesi più poveri di mondo, il Mali ha vissuto un notevole sviluppo durante la presidenza di ATT, come era popolarmente conosciuto. Ma gli oppositori politici lo accusavano  di corruzione e inettitudine a risolvere soprattutto i problemi del nord del paese.
Gli esperti economici avevano apprezzato le misure di sviluppo in corso, affermando che il Mali era sulla buona strada verso la prosperità economica. Con la crisi economica mondiale, la crescita del prodotto interno lordo ha visto un calo dal 5,8% nel 2010 al 2,7% nel 2011, secondo la Banca Mondiale. Con i tantissimi progetti in corso e con i finanziamenti e gli aiuti di alcune grandi istituzioni mondiali, la popolazione avrebbero potuto avere l’aspettativa di giorni migliori. Questo sogno di sviluppo e di pace si è volatilizzato a causa della guerra e la divisione in atto tra il nord e il sud. Il sud è sotto il controllo della giunta militare in seguito al colpo di stato di marzo, mentre nel nord alcune frazioni estremiste islamiche stanno dettando legge nelle aree desertiche abitate in maggioranza dai Tuareg, che dopo cicliche ribellioni sono riusciti a rivendicare l’autonomia della regione.
I gruppi ribelli non si sono accordati su come gestire il territorio e la paura è molto diffusa. Una delle controversie riguarda l’applicazione della “sharia”, la legge islamica. Gli estremisti di gruppi  terroristi Ansar Dine e Al Quaida del Magreb Islamico (Aqmi) sono per un’applicazione letterale ed estrema, contro la volontà dei ribelli Tuareg del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad (MNLA) che avrebbero voluto promuovere un Islam moderato. Inoltre, questi ultimi, occupando l’Azawad subito dopo il colpo di stato a Bamako, avevano come obiettivo principale la creazione di una nazione Tuareg. Molti Tuareg avevano collaborato come mercenari con l’ex dittatore libico Muammar Khadafi, e dopo la caduta del suo regime sono tornati armati per chiedere la secessione e la formazione d’uno stato Tuareg nel nord. Con l’aiuto logistico dei due gruppi terroristi (Ansar Dine e Al Quaida del Maghreb Islamico), installati in Sahel da anni, i nomadi Tuareg sono riusciti ad occupare il nord dopo feroci battaglie con l'esercito maliano, ma ora l’MNLA ha difficoltà ad imporre i suoi piani. I suoi alleati sono diventati il suo ostacolo maggiore e impediscono l’istituzione di uno stato laico. I rapporti conflittuali tra questi gruppi hanno gravi conseguenze: uccisioni arbitrarie, distruzioni, paura, emigrazione forzata, a cui si aggiungono la fame e la miseria causate dalla prolungata siccità.
La popolazione maliana sta vivendo una triste e dolorosa pagina della sua storia. Una situazione  desolata che sicuramente sta facendo regredire  drasticamente  l’economia di questo paese già molto povero. La comunità internazionale ha descritto la situazione in Mali come tragica e ha chiesto alle differente fazioni in conflitto di dialogare ed accordarsi, ma malgrado la condanna delle Nazioni Unite, l’Unione Africana e  l'ente regionale dell'Africa occidentale, CEDEAO, il Mali rimane diviso e instabile.
La Banca Mondiale, l’African Devolopment Bank, governi ed Ong, prima della crisi, supportavano progetti agricoli, nei trasporti, per la salute e l’istruzione. La maggiore parte delle iniziative, soprattutto nel Centro-nord del paese, sono sospese o rallentati per motivi di sicurezza. Un esempio è il progetto di RE.TE a favore delle filiere orticole nei Paesi Dogon. Con la forte presenza dei ribelli in questa zona, la vita dei cittadini è diventa precaria.
Mentre i cittadini di nord di Mali stanno subendo queste forme di violenza e barbarie, la comunità internazionale moltiplica le riunioni sulla crisi politica maliana e prende decisioni che non applica nessuna parte in conflitto. La CEDEAO aveva deciso d’inviare una forza militare d’intervento di  circa 3.000 persone, ma il governo militare ad interim ha rifiutato il piano perché l’intervento non sarebbe stato limitato al nord del paese. Anche se sembra che ci sia una relativa pace nel sud, non c’è la sicurezza rivendicata dalla giunta militare che ha organizzato il colpo di stato di marzo. L’ex presidente dell'assemblea nazionale che ha assunto il ruolo di presidente ad interim, Dioncounda Traore, è stato aggredito e ferito dentro il  suo ufficio da parte dei sostenitori del colpo di stato, che lo consideravano come un alleato dell’ex Presidente Amadou Toumani Toure.
Con il passare dei giorni la situazione politica, economica e sociale diventa sempre più complessa e problematica. Sul piano politico, il governo centrale è inattivo perché non c’è coesione e fiducia interna. Questa mancanza grave impedisce lo sviluppo economico e sociale e quindi favorisce la miseria, la fame ed il disordine sociale. Il Programma Alimentare Mondiale ha espresso  preoccupazione riguardo allo spostamento in massa di maliani verso i paesi confinanti. Le statistiche delle organizzazioni internazionali come la Commissione delle Nazioni Unite per i Rifugiati e  Amnesty International indicano che circa 100 persone sono morte e tante altre hanno lasciato le proprie case e trovato rifugio nei paesi vicini. L’ufficio delle Nazioni Uniti per il Coordinamento degli Affari Umanitari indica che circa 436.000 persone sono scappate dalla guerra in Mali e sono minacciate dalla fame già segnalata nel Sahel. Inoltre, il colera si diffonde nel nord; ad oggi ci sono circa 12 morti e 147 ammalati.
Un'altra grave preoccupazione è data dall’occupazione progressiva del Sahel da parte dei gruppi islamici radicali. Qualche giorno fa, una coppia accusata di avere avuto relazioni extraconiugali è stata lapidata pubblicamente nel villaggio di Aguelhok, nel nord, malgrado la protesta della popolazione. Ad un uomo accusato del furto di una bicicletta è stata tagliata una mano in un paesino vicino la città di Gao da  parte dei ribelli di Movimento Islamico per l’unicità e la jihad nell’Africa Occidentale. I danni materiali sono grandi: soprattutto la distruzione degli antichi santuari e moschee nella città storica di Timbuctu da parte del gruppo islamico Ansar Dine, che considera questi patrimoni mondiali dell’Unesco come un sacrilegio contro la Sharia, che vieta la venerazione dei santi. Il gruppo islamico del nord della Nigeria BOKO HARAM, responsabile del conflitto interreligioso nell’area di origine, si è installato anche nel nord del Mali. C’è una paura profonda di contaminazione con i paesi vicini, come il Camerun, che ha una grande popolazione musulmana.
Alcuni osservatori politici credono fermamente  che la crisi maliana sia la conseguenza diretta della caduta del regime dell’ex presidente libico. Il popolo Tuareg in Mali ha sempre avuto la simpatia ed il sostegno finanziario di Muhammar Khadafi; fino all’inizio di quest’anno la questione dell’indipendenza non era una priorità. Ucciso Khadafi, i ribelli Tuareg armati sono tornati nel nord del Mali per ricominciare la lotta di liberazione, lasciata anni fa. Approfittando della sconfitta di regime di Khadafi, i gruppi radicali islamici nel Sahel come Al Quaida del Magreb Islamico (Aqmi) hanno conquistato terreno ed ora stanno imponendo le loro legge e procedendo gradualmente ad altri paesi. Mentre i maliani del nord stanno soffrendo nelle mani degli islamisti radicali, il loro governo a Bamako e la comunità internazionale riflettono sulle soluzioni possibili alla crisi maliana; la domande è: chi sarà la prossima vittima di questa aggressione? 

Mariale-Colette MEFFIRE

venerdì 3 agosto 2012

Pace, giustizia e ambiente: Tre parole chiave per avere un mondo migliore.




Mariale-Colette Meffire è il mio nome e vengo dal Camerun, un paese di circa 20 milioni abitanti nell’Africa Centrale. 
Facciamo questa semplice riflessione: circa sette miliardi di persone vivono sulla terra  dalla quale  dipendono per vivere. I contadini coltivano questa terra da tanti anni e danno da mangiare a tutti. Immaginate  un momento se questa terra diventasse  arida: tutti noi moriremmo di fame. E quando c’è la fame c’è l’instabilità politica, economica e sociale nel mondo. E’  anche vero però che quando c’è instabilità e ingiustizia politica, economica e sociale, c’è fame; forse è ancora più vero che il contrario. Pace, giustizia sociale , sicurezza e sovranità alimentare sono legate a filo doppio. Penso sinceramente che non abbiamo bisogno che succeda questa tragedia e dobbiamo veramente proteggere questa preziosa terra madre. Quindi, c’e un collegamento tra pace, giustizia  e ambiente. Se noi vogliamo la pace, abbiamo bisogno della giustizia  e della protezione dell’ambiente.
Viviamo in un contesto molto complesso con la crisi economica mondiale, ma la gente  ha un gran desiderio di sviluppare e aumentare  la propria ricchezza. Ora, il sud e il nord hanno bisogno di lavorare insieme con  trasparenza su diversi aspetti.
Il sud ha il terreno fertile e le risorsi naturali, ma ha bisogno di aiuto finanziario e tecnologico dall’estero per andare avanti. Dall’altra parte, il nord ha un disperato bisogno di questa ricchezza proveniente dal sud per ingrandire i suoi diversi settori. Quindi, dovranno collaborare  e lavorare per gli interessi delle loro popolazioni. Tutti noi siamo convinti che il mondo è diventato un villaggio planetario a causa delle meraviglie  di internet e dell’alta tecnologia. Malgrado questo notevole progresso  , il nostro pianeta rimane ancora diviso in due parti:  i paesi più poveri (la maggioranza in Africa) e quelli più ricchi( In Europa, Stati Uniti e L’Asia). È anche vero però   che ci sono dei  paesi nel sud del mondo che possiamo definire ora come emergenti(il Sud Africa e in America Latina, il Brasile). La domanda è:  quanti sono questi paesi in Africa che sono  riusciti a crescere come alcuni altri  paesi in Asia? Pochissimi!  Una collaborazione onesta e trasparente  tra il Nord ed il Sud del mondo potrà condurre  alla pace, allo sviluppo ma soprattutto alla protezione dell’ambiente che secondo me, rimane lo strumento principale per l’avanzamento economico, sociale, politico e umano.
Il conflitto tra i paesi, le tribù e le persone, ha avuto sempre gravi conseguenze negative su di loro e i sui loro vicini. L’ambiente ha sofferto e continua a soffrire per questo. Quindi, l’utilizzazione dei terreni dovrà essere ripensata. Ovviamente questa collaborazione è auspicabile e le premesse per favorirla potrebbero essere : una maggior collaborazione tra le organizzazioni contadine locali, un maggior ruolo delle istituzioni multinazionali come l’Onu, che sembrano al contrario indebolite negli ultimi anni, e piattaforme di confronti delle grandi organizzazioni regionali come l’UE, il Mercosur, l’Asean.

Il Camerun è un paese nel centro dell’Africa dove si trova  questa disuguaglianza . La maggiore parte della popolazione camerunese dipende dall’agricoltura per vivere ma questo settore  ha difficoltà a svilupparsi  e ovviamente a dar loro  una vita migliore. Ora, la maggioranza dei contadini  usa ancora le zappe e il machete per scavare e coltivare la terra, inoltre devono camminare per tanti chilometri su strada asfaltate per arrivare ai loro campi. Nonostante i loro prodotti naturali facciano  vivere tante persone  la loro situazione economica e sociale rimane  deplorevole. Sapendo che il Camerun è un paese agricolo, il primo presidente Ahmadou Ahidjo ha applicato una riforma agraria all’inizio degli anni ’80, che ha avuto un successo incredibile. Durante il suo regime, gli agricoltori avevano accesso a prestiti bancari con  interessi molto bassi e per tale scopo era stata creata la banca CREDIT AGRICOLE . A l’epoca, il settore agricolo Camerunese aveva  conosciuto un boom e la  produzione dei prodotti: cacao, caffè, cottone, banane, mais, manioca ecc...era cresciuta in modo  considerevole.      

Con quella  riforma gli agricoltori avevano accesso a sovvenzioni statali che aiutavano la produzione su grande scala che  ovviamente, per l’epoca, poteva coprire  tutti i fabbisogni alimentari. L’applicazione della riforma non è stata più possibile dal 1990 con la presa di potere di Paul Biya, che di conseguenza ha costretto  la popolazione a ritornare a coltivare la terra in modo tradizionale.
Ora, il risultato di questa nuova politica agricola è che  al nord del Camerun si soffre la fame. Secondo il Programma alimentare mondiale, centinaia di persone sono ora minacciate dalla  fame,  in questa parte del paese, soprattutto per la mancanza d’una politica duratura sulle filiere agricole. Nel febbraio 2008, il Camerun ha vissuto un momento di grande mobilitazione sociale che ha portato ad una  manifestazione contro la fame, con  circa cento morti e tanti feriti. Per gli osservatori era quasi  una rivoluzione ma  anche un appello al governo per chiedere una nuova riforma agraria.
Purtroppo non solo in Camerun la situazione è precaria. È così anche in tanti altri  paesi Africani dove i governi al potere non hanno un progetto di una moderna  riforma agraria e di agricoltura sostenibile. Anche dov’è c’è un programma agricolo ben definito, la sua  applicazione è disastrosa a causa della corruzione e dell’incompetenza dei lavoratori. Nel 2009,  Il ministro camerunese dell’agricoltura fu accusato d’avere rubato fondi provenienti dell’estero e destinati a finanziare il settore produttivo  del  mais nel sud Camerun. Il Ministero dell’epoca Augustin Federick Kodock  fu  licenziato e poi trascinato in tribunale accusato di  corruzione. Inoltre, la Banca Credit Agricole fallì a causa della corruzione e della  mancanza di trasparenza sulla gestione dei fondi. Come risultato, purtroppo, i contadini camerunesi  continuano ancora ora  a usare  metodi antichi  per coltivare. I disastri  di queste politiche  sono visibili: la guerra, la fame, l’inquinamento dell’ambiente… E quando l’ambiente subisce distruzione , la  pace nel mondo diventa veramente un sogno lontano. 

Volendo portare un esempio, vi posso raccontare di un progetto dell’ONG RE.TE. con cui collaboro. RE.TE ONG è un ONG che opere nel campo della cooperazione internazionale da più de 25 anni. RE.TE è un’associazione non governativa che da anni si occupa di progetti agricoli in Africa, America Latina ed Europa e opera nel campo dell’economia sociale, ma anche in ambito agroecologico e dei servizi, con progetti importanti nei quali la formazione risulta essere un elemento sempre presente. RE.TE promuove i soggetti organizzati del SUD del Mondo mirati a realizzare alternative economiche e politiche, promuovendo il lavoro, l’autoimpiego e le competenze, in particolare di giovani e donne delle periferie urbane e delle aree rurali, e le organizzazioni di base dei piccoli produttori, in uno spirito di solidarietà comunitario.
  Le loro esperienze e conoscenze sui diversi settori hanno contribuito e continuano a portare la crescita e l’armonia alle popolazioni che hanno veramente bisogno. Per me è un esempio di tipo di relazione che dovrebbe esistere tra il Nord e il Sud. Una relazione basata sulla condivisione e lo scambio di conoscenze e ricchezza   con obbiettivo principale, fare crescere un mondo di pace, giustizia e un ambiente sano. Questa esempio e il know-how di RE.TE, li porto alla conferenza internazionale sulla pace e l’ambiente.

Ad esempio, la Bosnia è un paese che ha vissuto molti anni di guerra, che ha lasciato la gente sofferente, senza lavoro e senza istituzioni.
Dal 1995 Re.Te. ha iniziato un progetto in Bosnia per mobilitare gli enti locali attraverso il Tavolo di coordinamento piemontese. A Breza, dove si sono incentrati più progetti, la guerra ha ucciso il 20 per cento della popolazione.
Qui RE.TE ha sostenuto una cooperativa agricola, Behar, aiutandola ad acquisire mezzi di produzione (serre, trattori) e commercializzazione (furgone, banco al mercato) comuni.
In due zone della Bosnia, Usora e Stolac, Re.Te. ha creato un progetto di cooperazione sulla coltivazione della vite e la produzione vinicola di alcune cooperative in collaborazione con il Comune di Caluso. La coltivazione della vite, con l’aiuto di Re.Te., ha permesso di ridare lavoro e possibilità alla gente del posto. Una delegazione del comune di Caluso è andata in visita per condividere le tecniche di coltivazione.
La Bosnia presenta buone potenzialità agricole, ma importa la maggior parte dei prodotti alimentari che consuma dai paesi vicini, dove la produzione è maggiormente sovvenzionata. Prima della guerra, era un’area di industria mineraria e di armamenti, ma oggi è costretta a ripensare la sua identità anche da questo punto di vista. Le cooperative sono strutture che permettono alle persone, con un obiettivo economico comune e a piccoli passi, di accantonare almeno in parte le forti diffidenze reciproche ereditate dalla guerra.
Questa collaborazione è l’esempio di come l’agricoltura possa essere utile a ricostruire la vita delle persone che hanno sofferto una guerra e a portare speranze di pace per il futuro. L’agricoltura permette di generare reddito e di valorizzare i prodotti locali.
Oltre a questo, Re.te. ha lavorato per migliorare i servizi comunali, appoggiare le associazioni di giovani e donne, formare gli insegnanti, offrire opportunità di credito, rifare i sentieri della regione, organizzare scambi internazionali di giovani, e molto altro.