giovedì 2 luglio 2009

Honduras il punto della situazione



Un regno di tensione mischiata con incertezza domina l’Honduras, un
paese già da tempo alla ricerca di cambi.

Il 28 giugno il presidente dell’Honduras, Manuel Zelaya, è stato
sequestrato ed esiliato dalle forze militari in modo violento per aver
promosso la realizzazione di un’inchiesta d’opinione per vagliare la
possibilità di un’Assemblea Costituente per revisare alcuni articoli
della Costituzione tra i quali la rielezione di un Presidente della
Repubblica .

L’inchiesta, definita illegale, rientra nella Legge di Partecipazione
Cittadina, promulgata nel 2006, che stabilisce che la popolazione
honduregna può essere chiamata a esprimere opinioni su qualsiasi tipo
di argomento che lo riguarda, opinioni che, nonostante costituiscano
elementi di giudizio, non affettano direttamente le decisioni
pubbliche.

Dopo l’espulsione del presidente, migliaia di cittadini si sono
riuniti davanti alla Casa Presidenziale, già militarizzata, per
protestare in modo pacifico contro il colpo di Stato e l’espulsione
del presidente considerati illegali ed ingiustificati. Allo stesso
tempo i militari hanno occupato i principali mezzi di comunicazione,
tra i quali la compagnia pubblica delle telecomunicazioni, i
principali canali televisivi nazionali, il Parlamento, la Corte
Suprema di Giustizia ed il Ministero Pubblico.

Sempre la stesso giorno è stato nominato presidente Roberto
Micheletti, simbolo della corruzione e magnate dell’impresa privata
dei trasporti, presidente del Parlamento durante il governo Zelaya.

Quella notte, nonostante il coprifuoco, ed il lunedi 29 continuarono
le proteste davanti alla casa presidenziale che triplicò le forze
armate dotate di scudi, maschere anti-lacrimogene, carri armati e
armi di vario tipo. Allo stesso tempo, arrivano informazioni di
giornalisti sequestrati, persone arrestate senza prove (Telesur parla
di 300), 8 ministri del governo Zelaya espulsati dal paese,
ambasciatori aggrediti. Inoltre gli autobus con attivisti delle altre
regioni del paese furono ostacolati con arresti di passeggeri, spari
nelle ruote e posti di blocco all’entrata di Tegucigalpa.

Lunedi 29 la manifestazione davanti alla Casa Presidenziale, 4000
persone circa, è stata violentemente repressa quando circa 120
poliziotti e soldati cominciarono a tirare bombe lacrimogene e
proiettili di gomma ai manifestanti che reazionarono tirando pietre,
unica arma di cui erano dotati. Poco dopo, l’uscita dei militari
dalla Casa Presidenziale provocò un crescente uso della violenza, con
donne colpite dai manganelli della polizia, spari nelle gambe dei
manifestanti, bande di militari sparando in aria per spaventare i
manifestanti mentre scappavano. Il resto del pomeriggio fu testimone
di varie manifestazioni di minor scala in punti diversi della città
mentre si moltiplicava la presenza di forze dell’ordine (includendo
con elicotteri militari) per evitare che si riunissero in una sola
marcia. Quella sera il coprifuoco, indetto dalle 18 alle 6, fu motivo
di molta tensione, finalmente la città capì che la situazione
cominciava a complicarsi, che il colpo di stato non sarebbe passato
così inosservato.

Contemporaneamente, altre tra le principali città dell’Honduras
cominciarono a farsi sentire, tra le quali Tocoa, San Pedro Sula, La
Esperanza, Catacamas, Juticalpa, Ceiba, Progreso.

L’esito della manifestazione di lunedi ha intimidato ma non demotivato
il movimento popolare che ha dimostrato poca presenza nella giornata
di martedi 30, con la maggior parte dei leader del movimento nascosti
essendo coscienti che, se presi da soli, potrebbero essere vittime di
cattura da parte dei militari. Dall’altra parte il presidente de facto
Micheletti ha riunito una massa di persone, soprattutto di movimenti
evangelici e cattolici, che sostiene che questo non è un colpo di
stato, ma un ‘riordinamento costituzionale’, ovviamente con una
copertura mediatica senza paragoni, interrompendo le programmazioni
televisive per diffondere il discorso del neo presidente.

Nel frattempo, Zelaya riceve un appoggio internazionale quasi
incondizionale. Nicaragua, Guatemala ed El Salvador hanno chiuso le
frontiere per 48 ore, il neo-governo si ritrova praticamente isolato.
Giovedi 2 Luglio Zelaya afferma che tornerà in Honduras con Miguel
Insulza, Segretario Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani
e, mentre il movimento popolare si organizza per accoglierlo e
sostenerlo, il presente governo lo aspetta per arrestarlo. Perchè non
lo ha fatto prima? Perchè si è sentito costretto ad usare forze
militari e repressione se sta difendendo la costituzione in modo
legale come dice? Perchè ha censurato i principali mezzi di
comunicazione, tagliato l’energia elettrica e disabilitato l ‘uso di
internet?

Giovedi potrebbe essere un giorno fondamentale.

Francesca D'Emidio

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