giovedì 30 luglio 2009

BASI MILITARI USA: IN ECUADOR SI CHIUDONO, IN COLOMBIA SI APRONO

In osservanza alla nuova Costituzione ecuadoriana arriva lo storico momento della chiusura della base statunitense di Manta, la più importante base militare in tutta l’America latina. In risposta in Colombia Álvaro Uribe mette a disposizione delle armi nordamericane le migliori postazioni del paese.

Il giorno 17 luglio un aereo P3 Orione della Marina statunitense ha completato l’ultimo volo operativo atterrando a Manta alla presenza di autorità ecuadoriane e statunitensi. Le operazioni di trasloco cominciate questa settimana si concluderanno il 18 settembre. Dopo di allora nessun militare straniero potrà più operare in territorio ecuadoriano in osservanza alla Costituzione del paese andino che sta disegnando per Manta un futuro che potrebbe essere molto prospero: diventare l’hub dei voli tra l’Asia e l’America latina.

Visto dall’Italia (ma non dalla Maddalena) ricorda il “buttiamo a mare le basi americane” degli anni ’60 per l’uscita dalla NATO con battaglie sempre più minoritarie e romantiche. Le basi, statunitensi e della NATO, da noi invece sono lì per rimanere e con difficoltà si troverebbe oggi in Parlamento un solo parlamentare disposto a chiederne, anche solo in maniera formale, la chiusura, nonostante la presenza di bombe atomiche e di altri obbrobri completamente sottratti alla nostra sovranità popolare.
Visto da un paese povero, dipendente e perfino ancora dollarizzato nell’economia come l’Ecuador, la chiusura della base statunitense di Manta è parola viva, dignità popolare che si fa maggioranza politica, sovranità e precetto costituzionale.
Sbaglia però chi pensa che il “Comando Sud” possa avere problemi di operatività con l’uscita dall’Ecuador. Contestualmente all’abbandono di Manta il governo colombiano di Álvaro Uribe ha messo a disposizione non una ma tre delle migliori basi in territorio colombiano perché questo possa continuare indisturbato a sorvegliare e minacciare l’America latina utilizzando il problema del narcotraffico come scusa per legittimare la penetrazione nella regione.
Molti gli interessi in gioco. Tra Colombia e Stati Uniti è in ballo l’applicazione del Trattato di Libero Commercio, alla entrata in vigore del quale il parlamento statunitense sta facendo resistenza. Inoltre, essendo il paese sudamericano uno dei principali violatori di diritti umani al mondo molti osservatori mettono in dubbio da anni che possa continuare ad essere tra i principali recettori di aiuti militari statunitensi, che invece, con appena qualche titubanza, continuano a giungere in gran numero. Inoltre, se per il governo colombiano, la repentina concessione delle basi, scavalcando il parlamento, sarebbe in osservanza sia della Costituzione che della legge del paese, forti dubbi si elevano dal resto della nazione sulla legittimità dell’accordo.
In ogni caso almeno 800 soldati e 600 contrattisti civili, tutti dotati di completa immunità per qualunque crimine dovessero commettere in territorio colombiano, si sistemeranno in tre basi al Nord, al Centro e al sud-ovest della Colombia (rispettivamente Malambo, Palanquero e Apiay). Su altre due basi, Tolemaida e Larandía l’accordo non dovrebbe tardare e il tutto rafforza la presenza militare statunitense che conta con megabasi in tutto il paese a partire da quella di Tres Esquinas nel Caquetá, una regione al centro-sud del paese strategica per il controllo di Ecuador, Perù e Amazzonia brasiliana.

fonte:latinoamerica

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