sabato 15 marzo 2008

LA BOSNIA IN QUANTO TALE



Un Alto Rappresentante dell’Unione Europea e il suo staff. Un Parlamento nazionale. Due Parlamenti delle Entità. Dieci Parlamenti dei Cantoni della Federazione + uno del Distretto di Brcko. 186 politici locali con il rango – e i relativi privilegi – di Ministro. La Bosnia (e Erzegovina) in quanto tale. A dodici e passa anni dalla tregua di Dayton - che i pacifisti non hanno mai voluto definire “pace” - la gente qui è esasperata, almeno quella che non si accontenta di sopravvivere, impresa gia’ peraltro non semplice per molti. Veti incrociati nel Parlamento nazionale possono in qualsiasi momento impedire la promulgazione di normative anche fondamentali per uno Stato degno di tal nome e l’intervento dell’Alto Rappresentante, quando e se accade, suscita puntualmente cori di polemiche e malcontento fra i politici; la Costituzione tanto attesa è ancora ferma al Trattato di Dayton, il censimento nazionale della popolazione, una chimera: forse in Bosnia in tutto sono quattro milioni e qualcuno in più o in meno, chissa’... Minacce di secessione, produzione legislativa abbondante, ma scarsamente coordinata, due Istituti di Statistica, cinque citta’ principali sedi universitarie, ma nonostante tutto molti giovani della Sarajevo est (quella serba, ma il bonton suggerisce di stare sul geografico…) preferiscono studiare a Belgrado invece che nella Facolta’ a mezz’ora di tram da casa.

Forse non si poteva fare di meglio per fermare un conflitto che ha fatto chi dice 80.000, chi 250.000 morti (nemmeno su questo c’e’ accordo…) e due milioni circa di rifugiati e sfollati, dei quali si sperava in un rientro. Certo e’ che non se ne puo’ piu’, o almeno bisognerebbe iniziare a intravedere la luce in fondo al tunnel di una politica inconsistente e basata su argomenti non solo nazionalisti, ma di pura facciata e che nascondono in realta’ ben altri interessi. Passi avanti ne sono stati fatti in dodici anni, sicuro. Alcuni calcolano una crescita del PIL del 5% annuo, ottenuta pero’ svendendo le proprie risorse naturali, ferro, carbone e legname prima di tutto. Gli stranieri arrivano, attirati da favorevoli normative sugli investimenti esteri, ma si sa che di questi tempi a chiudere e andarsene non ci si mette granche’. Ad Aprile (o Maggio?) si firma il Patto di Associazione e Stabilizzazione con l’UE, a patto che la legge sulle forze di polizia abbia esito positivo nel Parlamento nazionale.

Noi intanto andiamo a farci una birra col Centro Giovani, non per dimenticare, ma per trovare qualche scappatoia creativa. Come per esempio un po’ di scambi internazionali, che ti fanno vedere un pezzo di mondo qui fuori. Sempre che, da perenne precario semi-disoccupato, ti concedano il visto, ovvio. In questo caso, mal comune… :-)

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