martedì 18 marzo 2008

Cos’è il Burkina…


Burkina Faso: terra degli uomini integri. Questo significa il nome. Beh, indubbiamente è un nome affascinante. Qui è deserto, o almeno lo è la maggior parte del suo territorio. Dove sto io, nella provincia della Gnagna, è Sahel, ovvero non ancora deserto ma quasi.
Poi c’è l’ovest del Paese che è verde (Bobo Dioulasso, Banfora, verso la Cote d’Ivoire). Dove sto io, a Bogandé, c’è vento e sabbia e rocce e qualche albero. Poi ci sono arbusti spinosi, pecore e capre e maiali ovunque, molti buoi che si spostano da una parte all’altra in cerca di cibo (ma non da soli, accompagnati da bambini o ragazzi). Ci sono poi tanti baobab (sono davvero belli e maestosi come si narra!).
Poi c’è poca acqua. È davvero una lotta continua, fra un pozzo che si secca, un altro che si scava, ma è un lavoraccio, sapete? Scavano a mano, cm dopo cm di profondità, m³ di terra tolta a mano, spesso in lotta con le rocce…e poi mica c’è la sicurezza di trovare l’acqua là in basso, dopo tutto il lavoro fatto…ci pensate? È il sorcier che cerca l’acqua e che indica dove scavare, un uomo con “doti” particolari, un rabdomante, quello col bastone che vibra in presenza d’acqua – usa un filo di rame, e sente la conduttività dell’acqua, o qualcosa del genere. Comunque né il rabdomante, né tantomeno i sistemi scientifici sono sicuri, è sempre un terno al lotto, si scava e si vede “se Dio ce la manda buona”. E se non c’è il pozzo vicino, ci si fa km a piedi, coi carretti, in bici, chi è ricco con il motorino, per prendere l’acqua, in pozzi lontani anche 15-20 km. Forse noi non ci facciamo caso a quanta acqua usiamo per le nostre necessità quotidiane: bere, lavarsi le mani, lavarsi il corpo, cucinare, lavare i piatti, gli abiti, la casa, l’acqua che buttiamo nel bagno. Provate a misurarla in secchi, sono almeno 3 secchi pieni (una tanica) quando si usa per le attività essenziali (cioè quando si beve solo, ci si lava le mani e il viso e i denti, si va in bagno, si cucina, si lavano 2 piatti e un pentolino. Dunque niente lavaggio abiti, corpo intero, casa, altrimenti il consumo aumenta esponenzialmente). E per una persona sola. Diminuite un po’ (facciamo 1 secchio e mezzo, sono sicura che la gente qui è molto più esperta di me nel risparmio e nel riciclo idrico) e poi moltiplicate per 6 o 7, la media dei membri di una famiglia, il risultato è un sacco di secchi e di taniche d’acqua da trasportare, con una fatica non indifferente, un costo umano su cui personalmente non avevo mai ben riflettuto.
Una piccola riflessione sulle persone qui…non è per essere retorici ma voglio dire che ci sono certe persone qui che mi hanno colpita e impressionata. Ho incontrato (come dappertutto, in realtà) persone estremamente accoglienti e disponibili, sorridenti, che hanno voglia di fare, ma che vivono - ma più spesso sopravvivono - in condizioni di vera povertà. Voglio dirvi come le persone qui si definiscono e cosa dicono di loro stesse e della loro vita. Le persone qui si definiscono “polverose” (in effetti se la polvere potesse essere trasformata in ricchezza, la Gnagna sarebbe una delle regioni più ricche del mondo…), mangiano sempre lo stesso cibo, ovvero il to, sorta di polenta fatta con farina di miglio, che qui cresce abbondante (è un piatto mangiabile ma pesante, di quelli che riempie lo stomaco e toglie la fame per una giornata intera), non si curano perché non hanno i soldi, non curano l’ambiente in cui vivono perché troppo preoccupati a sopravvivere giorno dopo giorno, sapete, necessità come cibo e acqua qua non sono per niente evidenti.
Ogni volta che sto qui in Africa, ma soprattutto ogni volta che poi ritorno a casa...non posso fare a meno di paragonare l'abisso fra le mie condizioni di vita, e inizio una mia personalissima lotta interiore, per uno stile più semplice di vita. Ma non è facile in ogni caso, non è facile vivere in condizioni più che essenziali in Africa, e non è facile riabituarsi al “lusso” europeo e poi una volta abituata non è facile rinunciarvi. Lo dico onestamente. Non ho la soluzione in mano, ci sono pregi e difetti in entrambi i modi di vivere, c'è bisogno di un'attenta riflessione...nei miei viaggi ho imparato molte cose e una di queste è che il paradiso non è di questa terra (la perfezione non esiste), ma è anche vero che ogni terra contiene un pezzetto di paradiso.(3 marzo 2008, Veronica)

2 commenti:

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