giovedì 19 aprile 2012

Emergenza in Mali: il punto di vista di un cooperante


Sono ritornato dal Mali da qualche giorno, in quanto la zona di intervento del progetto di Rete e Terranuova, la regione di Mopti, è impraticabile in questo momento: tutte le autorità civili sono fuggite, e poiché gruppi armati non ben identificati approfittano della situazione per compiere sporadici atti di violenza e furti.
In effetti, dopo il colpo di stato del 22 marzo 2012, non solo la Becao (Banca Centale degli Stati dell’Africa dell’Ovest) e la Cedeao (Comunità Economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest) hanno paralizzato in un embargo totale l’economia e la politica del Mali, ma vari generali di Amadou Toumani Toure (l’ex presidente maliano) hanno disertato o si sono alleati ai vari gruppi ribelli, lasciando il paese nel caos e l’esercito nel panico, cosa che ha portato l’infiltrazione di gruppi armati nel Nord del paese.
In Mali, la comunità internazionale si posiziona decisamente contro i colpisti, senza fare un analisi geopolitica più complessa e che preveda una riflessione sulla subregione ed in particolare sulle conseguenze della guerra scatenata in Libia, che ha armato gruppi di ribelli e trafficanti del deserto che oggi, senza il riferimento di Gheddafi, sono allo sbando e senza un controllo.
Intanto Blaise Campaoré (presidente del Burkina Faso) e Ouattara (presidente della Costa d’Avorio), interessati a dare un segno forte contro gli oppositori interni che minacciano colpi di stato, gestiscono, con l’aiuto della Francia, il destino di un paese che negli ultimi anni aveva raggiunto un alto grado di democratizzazione formale, senza interessarsi alle cause sociali e economiche che l’embargo e un eventuale guerra al Nord porterebbero alla popolazione che in più soffre di un annata con deficit di pioggia e di un periodo dell’anno, in cui le scorte alimentari iniziano a scarseggiare.
France 24 continua a intervistare il porta voce del governo provvisorio touareg, che ha la sua sede a Parigi, dando voce ai cosi detti “ribelli” del Mnla, che non controllano ne politicamente ne militarmente la zona Nord del Mali (Arzawad), confusa tra un immensità di piccoli gruppi legati ai salafisti, ad Aqmi e al traffico di droga. Il Maliani sono sconcertati e scoraggiati, dall’abbandono in cui i paesi confinanti li hanno lasciati, senza capire perché al posto di appoggiare la guerra contro i ribelli del Nord, si concentrino a contrastare un popolo già allo stremo.
Negli ultimi giorni, l’embargo è stato tolto, grazie alla decisione del capitano Sanogo, responsabile del colpo di stato, di lasciare con una rapidità da record il potere alle autorità civili. Questa decisione non ha risolto i problemi politici del paese, aggravati dagli arresti negli ultimi giorni di personaggi di spicco della politica e della difesa, e da una classe politica incapace di concentrarsi sulle necessità del popolo.
In questa situazione di incertezza, i nostri partners ci riferiscono paura e confusione, increduli che un paese come il Mali possa essere sprofondato in una crisi che non vedrà soluzione nel breve periodo.
Simone Teggi

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