venerdì 22 giugno 2007

il gruppo gite


Il gruppo gite

venerdì 11 maggio 2007

Sabato scorso abbiamo radunato alcuni amici del Desnek. Vogliamo continuare con le gite per i bambini, ma non vogliamo che sia cosa solo nostra. Gli abbiamo così proposto di collaborare con noi. Abbiamo in cantiere ideuzze semplici: una grigliata sulle colline, e qualche gioco coibambini, per il sabato successivo. Più a lungo termine ci aiutano a organizzare i campi di lavoro che vorremmo fare per l’estate. Molti giovani bazzicano il Desnek senza farci granché. Play Station, videogiochi vari, chat e cazzeggio ti risucchiano anche qui. Un paio d’ore alla settimana possono concedercele.

Le riunioni coi bosniaci sono una prova di pazienza. Ci si trova puntualissimi, ma ognuno per i fatti suoi. Ci sono, voglio dire, sono lì, ma uno gioca alla Play, uno controlla ”solo un attimo la posta”, uno beve il caffé ... in una decina di minuti li raduniamo. Si prendono abbastanza a cuore i temi discussi, sono coinvolti, pensano e propongono come risolvere i problemi. Poi ogni tanto uno prende e sparisce per un pò. Il primo che sparisce di solito é andato a cercare un portacenere: oltre il quarto d’ora qualcuno deve per forza fumare. Gli altri che via via si 1 dileguano non si capisce, comunque dopo poco ritornano. Sono molto dispersivi. Cambiano discorso saltando di palo in frasca. Discutono, discutono. A volte sembrano quasi litigare, poi si sorridono e si danno una pacca sulla spalla, o si offrono da fumare. Ogni tanto dichiarano di aver preso una decisione con enfasi, come fossero pronti a scriverlo sul marmo. Basta poco per rimettere in discussione tutto. Il caffè aiuta, ma non fa' miracoli. Sembrano sempre girare attorno alle cose senza mai arrivare al punto. Si concentrano su dettagli trascurabili per un sacco di tempo. Faccio fatica: sono abituato a finire un discorso prima di iniziarne un altro, a chiudere in fretta eventuali parentesi. Il loro modo mi stanca, in capo a un’ora so che avrò mal di testa.



Cambio tattica, cerco di adattarmi. “Sparisco” anch’io qualche minuto a prendere un po’ d’aria, ascolto e contribuisco alle loro infinite parentesi: diciamo una ritirata strategica. Polako, polako (pian piano) come usano dire da queste parti, cerco di ottenere qualche decisione, di dividere i compiti e dare delle scadenze. Loro non sembrano infastiditi dal mio intervento così occidentalmente efficientista. Sembrano quasi docili quando cerco di tornare al punto. Mi prendono un po’ in giro, ma mi seguono. Faccio molta fatica a non sentirmi un po’ “superiore”, un po’ “arrivato ad aiutare i poveri bosniaci poveri e inesperti”. E loro forse fanno a volte fatica a non sentirsi i “poveri e inesperti bosniaci”. Difficile scrollarsi di dosso questa “missione civilizzatrice dell’uomo bianco”, pur con tutte le migliori intenzioni e lo spreco di virgolette. Certe idee sono radicate molto in profondità di quanto. La razionalità per quanto educata fatica ad arrivarci. E’ forse una delle sfide della cooperazione internazionale, una missione scritta nel suo stesso nome “cooperazione”, guardare a chi a bisogno d’aiuto non da maestro, non da padre o da tutore, ma alla pari. Delle relazioni forse, più che degli aiuti.

Juan Saavedra

http://www.cooperativaisola.org/blog2006

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