giovedì 7 giugno 2007

atterraggio morbido


venerdi 9 Marzo 2007

A Malpensa troviamo ad attenderci un aereo piccolo, sottile e lontano parecchi minuti di pulman dal check-in. Dentro è addirittura claustrofobico, non so dove appoggiare borsa e cappotto, ma tanto ci addormentiamo in pochi minuti. Mi sveglio in tempo per vedere il mare.


Il mare dall’aereo non offre grande spettacolo, se non la sua immensità. Ci vuole però una certa inclinazione speculativa per coglierne aspetti e significati. Valli e montagne, magari innevate, sono più immediate. Aspetto la dalmazia, che ha una storia complessa e interessante. Dopo gli Illiri e la lunga dominazione romana vi si stanziarono popolazioni slave dal VI sec. d.C. Fu poi conquistata dai Veneziani che la controllarono fino all’arrivo di Napoleone. L’impronta italiana é molto forte, e fino alla II guerra mondiale Zara, come l’Istria più a nord, era territorio italiano. Le città sono ricche di monumenti, chiese e opere d’arte, realizzate dall’elite culturale e sociale italiana. Questa abitava nelle città sulla costa. Dominò le popolazioni locali ma senza mai mischiarsi ad esse. Al conflitto città dominante- campagna dominata si sovrappose quindi il risentimento etnico, e questo fu uno dei motivi che rese tanto accanita l’uccisione e la cacciata di centinaia di migliaia di italiani dall’Istria nel dopoguerra.

Poi la Bosnia, che invece non dice nulla: colline e vegetazione rada, in triste giallastra veste invernale, case sparse di cattiva edilizia, qualche colosso industriale abbandonato. Pare disabitata: dall’alto diventa evidente una densità abitativa meno della metà di quella italiana. Impos Poi la Bosnia, che invece non dice nulla: colline e vegetazione rada, in triste giallastra veste invernale, case sparse di cattiva edilizia, qualche colosso industriale abbandonato. Pare disabitata: dall’alto diventa evidente una densità abitativa meno della metà di quella italiana.

Tito vi aveva fatto concentrare una fetta importante di produzione industriale, ma soprattutto quasi tutta la produzione militare: in caso di attacco esterno, della Nato o del patto di Varsavia, si sarebbe arroccato in Bosnia, dove già aveva combattuto la resistenza. La Bosnia nel 1992 era quindi piena di fabbriche d’armi, ma anche di depositi, caserme, aeroporti, bunker antiatomici, basi militari d’ogni sorta. Cerco di ricordare qualche luogo, magari letto su qualche libro di storia … in un modo o nell’altro si è combattuto dappertutto, in una guerra o nell’altra: in Bosnia battaglie e sangue a fiumi, da sempre. Osservo cosa c’è ora, raduno i miei pochi ricordi: ho viaggiato poco in Bosnia, cercherò di farlo ora. Se si hanno bei ricordi c’è da rimanere incollati al finestrino a cercare i luoghi vissuti.

All’aeroporto ci vengono a prendere Alen, con la faccia simpatica e amichevole di sempre, e Leila. Lui é il presidente del centro giovani “Desnek”, uno dei progetti portati avanti qui a Breza. Il Desnek è in centro, occupa un edificio rossastro rimesso a nuovo. Ora dispone di sala internet con cinque computer e una play station, di un ufficio/sala riunioni, e di una sala conferenze/teatro/palestra/un po’ tutto. È sempre animato. Frotte di ragazzini si accalcano davanti alla play agli orari più diversi (a scuola fanno i turni), e pro evolution soccer 6 va per la maggiore. Code di genitori accompagnano per mano i figliuoli al corso di Tae kwon doo in sala conferenze (che funge ora da palestra). Crocchi di giovani si danno il cambio attorno al tavolino, fumando e bevendo caffè, mentre prendono in giro i nuovi arrivati (noi) in slang semi-incomprensibile. Qualcuno più coraggioso, o forse solo più curioso si fa avanti e si presenta. Chiacchieriamo con alcuni di tanto intanto. Iniziano a diventare familiari e ci salutano con pacche sulle spalle. I bambini sono molto interessati a noi: uno mi sorride e mi stringe la mano. Sembra quasi emozionato. Qualche giorno dopo mi mostra fiero la sua scheda di iscrizione al corso di Tae kwon doo, che non mollerà di mano tutta la sera. Altri più sbruffoni: “buonassera, como stai?”, “Milan, inter, juventus”, parolacce varie. I più grandi ridono, continuano a fumare e bere caffè. A volte passano una sigaretta ai bambini: nulla di strano in un paese dove non è vietato fumare da nessuna parte e le Marlboro costano meno di un euro.

Andiamo a bere un caffè … domani andremo in missione al centro donne, e alla cooperativa per l’accoglienza turistica a Vardiste. Poi cercherò di infilarmi in un partita alla Play … Lisa già s’è fatta un nome giocando a pallina nello spiazzo fuori coi ragazzini. Per ora tutto bene …

Silvestro e Lisa

http://www.cooperativaisola.org/blog2006/

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