Mariale-Colette Meffire è il mio nome e vengo
dal Camerun, un paese di circa 20 milioni abitanti nell’Africa Centrale.
Facciamo questa semplice riflessione: circa
sette miliardi di persone vivono sulla terra
dalla quale dipendono per vivere.
I contadini coltivano questa terra da tanti anni e danno da mangiare a tutti.
Immaginate un momento se questa terra
diventasse arida: tutti noi moriremmo di
fame. E quando c’è la fame c’è l’instabilità politica, economica e sociale nel
mondo. E’ anche vero però che quando c’è instabilità e
ingiustizia politica, economica e sociale, c’è fame; forse è ancora più vero
che il contrario. Pace, giustizia sociale , sicurezza e sovranità alimentare
sono legate a filo doppio. Penso sinceramente che non abbiamo bisogno
che succeda questa tragedia e dobbiamo veramente proteggere questa preziosa
terra madre. Quindi, c’e un collegamento tra pace, giustizia e ambiente. Se noi vogliamo la pace, abbiamo
bisogno della giustizia e della
protezione dell’ambiente.
Viviamo in un contesto molto complesso con la
crisi economica mondiale, ma la gente ha
un gran desiderio di sviluppare e aumentare la propria ricchezza. Ora, il sud e il nord
hanno bisogno di lavorare insieme con
trasparenza su diversi aspetti.
Il sud ha il terreno fertile e le risorsi
naturali, ma ha bisogno di aiuto finanziario e tecnologico dall’estero per
andare avanti. Dall’altra parte, il nord ha un disperato
bisogno di questa ricchezza proveniente dal sud per ingrandire i suoi diversi
settori. Quindi, dovranno collaborare e
lavorare per gli interessi delle loro popolazioni. Tutti
noi siamo convinti che il mondo è diventato un villaggio planetario a causa delle
meraviglie di internet e dell’alta
tecnologia. Malgrado questo notevole progresso
, il nostro pianeta rimane ancora diviso in due parti: i paesi più poveri (la maggioranza in Africa)
e quelli più ricchi( In Europa, Stati Uniti e L’Asia). È anche vero però che ci sono dei paesi nel sud del mondo che possiamo definire
ora come emergenti(il Sud Africa e in America Latina, il Brasile). La domanda è:
quanti sono questi paesi in Africa che
sono riusciti a crescere come alcuni
altri paesi in Asia? Pochissimi! Una collaborazione onesta e
trasparente tra il Nord ed il Sud del
mondo potrà condurre alla pace, allo
sviluppo ma soprattutto alla protezione dell’ambiente che secondo me, rimane lo
strumento principale per l’avanzamento economico, sociale, politico e umano.
Il conflitto tra i paesi, le
tribù e le persone, ha avuto sempre gravi conseguenze negative su di loro e i
sui loro vicini. L’ambiente ha sofferto e continua a soffrire per questo.
Quindi, l’utilizzazione dei terreni dovrà essere ripensata. Ovviamente questa collaborazione è auspicabile e le
premesse per favorirla potrebbero essere : una maggior collaborazione tra le
organizzazioni contadine locali, un maggior ruolo delle istituzioni
multinazionali come l’Onu, che sembrano al contrario indebolite negli ultimi
anni, e piattaforme di confronti delle grandi organizzazioni regionali come
l’UE, il Mercosur, l’Asean.
Il Camerun è un paese nel
centro dell’Africa dove si trova questa
disuguaglianza . La maggiore parte della popolazione camerunese dipende dall’agricoltura
per vivere ma questo settore ha difficoltà
a svilupparsi e ovviamente a dar loro una vita migliore. Ora, la maggioranza dei
contadini usa ancora le zappe e il
machete per scavare e coltivare la terra, inoltre devono camminare per tanti
chilometri su strada asfaltate per arrivare ai loro campi. Nonostante i loro
prodotti naturali facciano vivere tante
persone la loro situazione economica e
sociale rimane deplorevole. Sapendo che il
Camerun è un paese agricolo, il primo presidente Ahmadou Ahidjo ha applicato
una riforma agraria all’inizio degli anni ’80, che ha avuto un successo incredibile.
Durante il suo regime, gli agricoltori avevano accesso a prestiti bancari con interessi molto bassi e per tale scopo era
stata creata la banca CREDIT AGRICOLE . A l’epoca, il settore agricolo Camerunese
aveva conosciuto un boom e la produzione dei prodotti: cacao, caffè,
cottone, banane, mais, manioca ecc...era cresciuta in modo considerevole.
Con quella riforma gli agricoltori avevano accesso a
sovvenzioni statali che aiutavano la produzione su grande scala che ovviamente, per l’epoca, poteva coprire tutti i fabbisogni alimentari. L’applicazione
della riforma non è stata più possibile dal 1990 con la presa di potere di Paul
Biya, che di conseguenza ha costretto la
popolazione a ritornare a coltivare la terra in modo tradizionale.
Ora, il risultato di questa
nuova politica agricola è che al nord
del Camerun si soffre la fame. Secondo il Programma alimentare mondiale,
centinaia di persone sono ora minacciate dalla fame, in questa parte del paese, soprattutto per la
mancanza d’una politica duratura sulle filiere agricole. Nel febbraio 2008, il
Camerun ha vissuto un momento di grande mobilitazione sociale che ha portato ad
una manifestazione contro la fame, con circa cento morti e tanti feriti. Per gli
osservatori era quasi una rivoluzione ma
anche un appello al governo per chiedere
una nuova riforma agraria.
Purtroppo non solo in Camerun
la situazione è precaria. È così anche in tanti altri paesi Africani dove i governi al potere non
hanno un progetto di una moderna riforma
agraria e di agricoltura sostenibile. Anche dov’è c’è un programma agricolo ben definito, la
sua applicazione è disastrosa a causa
della corruzione e dell’incompetenza dei lavoratori. Nel 2009, Il ministro camerunese dell’agricoltura fu accusato
d’avere rubato fondi provenienti dell’estero e destinati a finanziare il
settore produttivo del mais nel sud Camerun. Il Ministero dell’epoca
Augustin Federick Kodock fu licenziato e poi trascinato in tribunale accusato
di corruzione. Inoltre, la Banca Credit
Agricole fallì a causa della corruzione e della mancanza di trasparenza sulla gestione dei
fondi. Come risultato, purtroppo, i contadini camerunesi continuano ancora ora a usare metodi antichi per coltivare.
I disastri di queste politiche sono visibili: la guerra, la fame,
l’inquinamento dell’ambiente… E quando l’ambiente subisce distruzione , la pace nel mondo diventa veramente un sogno
lontano.
Volendo portare un esempio,
vi posso raccontare di un progetto dell’ONG RE.TE. con cui collaboro. RE.TE ONG è un ONG che opere nel campo della
cooperazione internazionale da più de 25 anni. RE.TE è un’associazione non governativa che da anni
si occupa di progetti agricoli in Africa, America Latina ed Europa e opera
nel campo dell’economia sociale, ma anche in ambito agroecologico e dei
servizi, con progetti importanti nei quali la formazione risulta essere un
elemento sempre presente. RE.TE promuove i soggetti organizzati del SUD del
Mondo mirati a realizzare alternative economiche e politiche, promuovendo il
lavoro, l’autoimpiego e le competenze, in particolare di giovani e donne delle
periferie urbane e delle aree rurali, e le organizzazioni di base dei piccoli
produttori, in uno spirito di solidarietà comunitario.
Le loro esperienze e conoscenze sui diversi
settori hanno contribuito e continuano a portare la crescita e l’armonia alle
popolazioni che hanno veramente bisogno. Per me è un esempio di tipo di
relazione che dovrebbe esistere tra il Nord e il Sud. Una relazione basata
sulla condivisione e lo scambio di conoscenze e ricchezza con obbiettivo principale, fare crescere un
mondo di pace, giustizia e un ambiente sano. Questa esempio e il know-how di
RE.TE, li porto alla conferenza internazionale sulla pace e l’ambiente.
Ad esempio, la Bosnia è un
paese che ha vissuto molti anni di guerra, che ha lasciato la gente sofferente,
senza lavoro e senza istituzioni.
Dal 1995 Re.Te. ha iniziato
un progetto in Bosnia per mobilitare gli enti locali attraverso il Tavolo di
coordinamento piemontese. A Breza, dove si sono
incentrati più progetti, la guerra ha ucciso il 20 per cento della
popolazione.
Qui RE.TE ha
sostenuto una cooperativa agricola, Behar, aiutandola ad acquisire mezzi di
produzione (serre, trattori) e commercializzazione (furgone, banco al mercato)
comuni.
In due zone della
Bosnia, Usora e Stolac, Re.Te. ha creato un progetto di cooperazione sulla
coltivazione della vite e la produzione vinicola di alcune cooperative in collaborazione
con il Comune di Caluso. La coltivazione della vite, con l’aiuto di Re.Te., ha permesso di ridare lavoro
e possibilità alla gente del posto. Una delegazione del comune di Caluso è andata in visita per condividere le tecniche di
coltivazione.
La Bosnia
presenta buone potenzialità agricole, ma importa la maggior parte dei prodotti
alimentari che consuma dai paesi vicini, dove la produzione è maggiormente
sovvenzionata. Prima della guerra, era un’area di industria mineraria e di
armamenti, ma oggi è costretta a ripensare la sua identità anche da questo
punto di vista. Le cooperative sono strutture che permettono alle persone, con
un obiettivo economico comune e a piccoli passi, di accantonare almeno in parte
le forti diffidenze reciproche ereditate dalla guerra.
Questa
collaborazione è l’esempio di come l’agricoltura possa essere utile a
ricostruire la vita delle persone che hanno sofferto una guerra e a portare
speranze di pace per il futuro. L’agricoltura permette di generare reddito e di
valorizzare i prodotti locali.
Oltre a questo,
Re.te. ha lavorato per migliorare i servizi comunali, appoggiare le
associazioni di giovani e donne, formare gli insegnanti, offrire opportunità di
credito, rifare i sentieri della regione, organizzare scambi internazionali di
giovani, e molto altro.
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