LA buona notizia è che la deforestazione è diminuita. La cattiva notizia è che si mangia ancora ogni anno una superficie grande quanto la Grecia. Negli anni Novanta sparivano 16 milioni di ettari di alberi all'anno, nel primo decennio del nuovo secolo si è scesi a 13 milioni. Sono le cifre contenute nel rapporto che la Fao ha appena reso pubblico: uno studio condotto ogni cinque anni che ha utilizzato il contributo di 900 specialisti in 178 paesi. Il mantello verde del pianeta, fino a qualche decennio fa ancora dominante, si è progressivamente ristretto fino ad arroccarsi sul 31 per cento delle terre emerse. Ma questo dato, come tutti quelle precedenti, è destinato a essere rapidamente superato da un'erosione che continua a viaggiare a ritmi alti. Le perdite maggiori si sono registrate in America del Sud (4 milioni di ettari) e in Africa (3,4 milioni di ettari). In rosso anche l'Oceania, dove si continua a pagare lo scotto di un terribile periodo di siccità che ha colpito l'intero decennio. L'Asia invece ha i bilanci in positivo grazie a alla politica di rimboschimento sostenuta da Cina, India e Vietnam, anche se l'attacco alle foreste primarie non si è fermato. Stabile l'America del Centro Nord e in crescita la quota verde dell'Europa. Il giudizio di Eduardo Rojas, vicedirettore della Fao è complessivamente positivo: "Per la prima volta il tasso di deforestazione mondiale sta scendendo grazie a sforzi condotti sia a livello internazionale che locale. I paesi non hanno solo migliorato le loro politiche di utilizzo delle foreste ma ne hanno anche assegnato l'uso alle popolazioni locali. Il tasso di deforestazione resta comunque alto e gli sforzi vanno raddoppiati". In particolare vanno salvaguardate le foreste primarie, quelle non ancora intaccate, che costituiscono la roccaforte della biodiversità terrestre: oggi rappresentano il 36 per cento delle foreste totali ma hanno perso 40 milioni di ettari in 10 anni a causa del degrado, del taglio e della riconversione a usi agricoli. L'altro caposaldo della conservazione sono i boschi della rete dei parchi che dal 1990 è cresciuta di 94 milioni di ettari raggiungendo il 13 per cento della superficie complessiva delle foreste. Nonostante il leggero miglioramento, la situazione dunque resta preoccupante. Gli incendi e gli attacchi dei parassiti colpiscono ogni anno l'1 per cento delle foreste. E, in assenza di un valido piano di intervento, il dato è destinato ad aggravarsi a causa dei cambiamenti climatici che stanno alterando il ciclo idrico. La deforestazione a sua volta accelera il processo del cambiamento climatico: a livello globale si calcola che nel periodo 2000 - 2010 lo stock di carbonio contenuto nella biomassa delle foreste si sia ridotto di 500 milioni di tonnellate.
La sessione del comitato Direzionale per la cooperazione allo sviluppo del 15 marzo, la prima del 2010, ha visto approvare progetti per oltre 70 milioni di euro e deliberate alcune novità importanti come la lista dei paesi eleggibili ai crediti agevolati per le imprese miste, le Linee guida per la Cooperazione decentrata e l’aggiornamento delle “Linee guida e indirizzi di programmazione per il triennio 2010-2012”. "Le mie direttive – ha spiegato il ministro Franco Frattini - sono state volte a promuovere l’adozione di provvedimenti di razionalizzazione e semplificazione amministrativa ispirati a principi di trasparenza ed efficacia, anche in linea con le raccomandazioni della recente ‘peer review’ dell’Ocse/Dac”. Inoltre, ha proseguito il ministro, “ad attuare una efficace programmazione degli interventi in linea con le strategie prioritarie di cooperazione. In questo contesto mi preme sottolineare come siano stati già approvati progetti per un ammontare che porta al 70 per cento gli impegni a fronte dello stanziamento annuale”. Infine, ha concluso Frattini, le decisioni del Direzionale “confermano le mie direttive sull’utilizzo delle risorse della Cooperazione per promuovere l’internazionalizzazione del Sistema Italia.” In tutto sono stati approvati sette contributi volontari per circa dieci milioni di euro; tre finalizzati per oltre quattro milioni; 18 iniziative bilaterali a dono per circa 47,5 milioni; 13 programmi (di cui quattro di Educazione allo sviluppo) promossi da Ong, per un valore complessivo di oltre 7,3 milioni e un progetto di cooperazione decentrata per 700 mila euro. In termini di distribuzione per area geografica del totale deliberato, il 45,32 per cento è stato destinato al Bacino del Mediterraneo e Vicino Oriente, con l’approvazione di un “pacchetto” per la Tunisia (oltre 19,7 milioni di euro), con due iniziative bilaterali di sostegno al settore privato e di protezione dell’ambiente. Nella stessa area geografica, circa sette milioni di euro andranno ai Territori Palestinesi per il sostegno al bilancio dell’Autorità nazionale palestinese. Il 18,21 per cento è stato deliberato in favore dell’Africa subsahariana, con l’Etiopia primo beneficiario grazie all’approvazione di un progetto nel settore idrico-sanitario per oltre sei milioni di euro. Il 15,97 per cento è stato suddiviso in cinque contributi volontari destinati ad altrettanti organismi internazionali e due contributi finalizzati al Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite. L’Asia è destinataria del 7,24 per cento. Nell’area geografica, l’Afganistan è stato confermato paese di assoluta priorità e oggetto di alta attenzione, beneficiario di sei iniziative per un valore complessivo di oltre cinque milioni di euro, incentrate sul rafforzamento delle capacità istituzionali e la ricostruzione dello Stato. All’America Latina e all’Europa sono state destinate, infine, le restanti percentuali del 6,71 e 6,56 per cento. Sul versante delle tipologie d’intervento, per le emergenze sono stati deliberati quattro contributi volontari per i fondi bilaterali (di emergenza) presso Unicef (l’agenzia Onu per i bambini), Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), Pam e Cicr (Comitato internazionale della croce e Mezzaluna Rossa) per oltre cinque milioni di euro, oltre al sostegno alla Base operativa di pronto intervento umanitario Onu di Brindisi gestita dal Pam (Unhrd), con due contributi finalizzati per 3,63 milioni. Inoltre, dopo dieci anni l’Italia ha delle nuove Linee guida per la Cooperazione decentrata. Il documento riscrive le regole alla luce delle modifiche del piano normativo, della riforma del titolo quinto della Costituzione e della legge La Loggia, che ha incrementato sensibilmente le potestà delle Regioni e degli enti locali. Gli elementi caratteristici delle nuove Linee guida sono la valorizzazione del ruolo delle Rel nel contesto dell’aiuto pubblico allo sviluppo. Questo, però, deve rimanere all’interno del principio che le attività di cooperazione allo sviluppo sono di competenza primaria dello Stato. In pratica, bene al lavoro delle Regioni e degli enti locali, purché sia coordinato e controllato dal governo e dal ministero degli Esteri. Ciò per stabilire coerenza e raccordo più adeguati tra le attività governative e le Regioni, al fine di evitare doppioni e massimizzazione la resa delle azioni. Inoltre, con il documento, l’attività delle Rel è stata inserita dentro i nuovi principi dell’efficacia dello sviluppo, fissati in ambito Ocse e oggetto di esame da parte dell’Organismo che si è concluso lo scorso dicembre. (Francesco Bussoletti)
mercoledì 3 marzo 2010
Cinema e Aperitivo Musicale a El Barrio
Domenica 7 Marzo 2010
ore 17:30
DONNE, ARTE E CREATIVITÀ
PERCHÉ LEI
Voci del dissenso femminile dell’ex Jugoslavia
a cura di
KINOBARRIO VIDEO ARTE MUSICA: UNO SGUARDO SULLA BOSNIA DI OGGI
è un progetto a cura di Ass. MIAO, RE.TE. ONG, Ass. Nema Frontiera
Quattro domeniche a tema per uno sguardo contemporaneo sulla Bosnia di oggi, oltre gli stereotipi della guerra e attraverso proiezioni cinematografiche, video, documentari, interviste, incontri, confronti, esperienze e progetti realizzati, giochi, letture, performance, aperitivi musicali, sfilata di moda.
Una raccolta di testi e di esperienze di alcune delle voci femminili più significative dell’area della ex Jugoslavia, che è insieme un’avventura e un percorso condiviso dalle curatrici.
Un momento di riflessione e confronto sul rapporto con la lingua madre e sulla scrittura dell’esilio - di chi parte e di chi resta - come esercizio di creatività, libertà e ricerca di identità.
Gabriella Montone è curatrice di Le Onde, iniziativa editoriale dell’Associazione Culturale Sofonisba Anguissola-Galleria delle Donne di Torino, di cui è una delle socie fondatrici.
E’ insegnante di italiano come seconda lingua.
Vesna Scepanovic, giornalista e attrice, nasce a Podgorica e si laurea in Scienze Politiche a Belgrado. Nel 1991 si impegna politicamente prendendo posizione contro la guerra. Vive in Italia dal ’93. Da anni lavora - con attività centrate sul teatro, scrittura, traduzione - per promuovere uno scambio artistico con i Balcani e nell’ambito della migrazione e dei diritti alla cittadinanza.
Raccontare insieme (è stato un esperimento in due) la percezione di questa esperienza di conoscere l'altro mondo grazie alla scrittura.
Non sono solo letture, sono soprattutto traduzioni, altri spazi mentali e geografici, nuove identità, plurimi modi di essere.
Gli stereotipi e i pregiudizi verso l'altro si combattono con le parole in primo luogo, con il significato giusto... sempre se è possibile trovarlo. Sono scrittrici transnazionali, vivono o hanno vissuto in molte città differenti.
Partendo dalla Bosnia si spazia verso lo spazio culturale femminile dell’ex-Jugoslavia alcune di Belgrado, del Montenegro, tra diverse poetesse Sejla Sehabovic di Tuzla e Ferida Durakovic di Sarajevo, più generazioni che scrivono prima e dopo il 91/95. Alcune autrici già tradotte, alcune di queste traduzioni sono inedite.
L’idea era anche di farlo in due lingue (parzialmente in madre lingua). E un musicista.
Andrea Ughetto al flauto.
Gabriella Montone e Vesna Scepanovic
ETNO RADIONICA
Sulla passerella di El Barrio giovani donne indosseranno gli abiti di alta moda delle collezioni “Etno Radionica”.
“Etno Radionica” è un'iniziativa nata al Centro per le Donne di Breza, dalle sue socie e dalla stilista Larija Tatar, che sono giunte all'idea di applicare la propria manualità e creatività a capi di moda.
Così è stata ideata e realizzata la collezione “Ne klepeći nanulama” la quale, ispirandosi ai vestiti bosniaco-erzegovesi, stilizza abiti tradizionali e vuole rappresentare una fusione del folclore con la modernità. Le creazioni sono ricche di ricami, di lavori a uncinetto e a maglia che rendono particolare ognuno di questi capi.
L'iniziativa Etno Radionica fa parte del progetto “Breza cooperazione e sviluppo”, implementato dal consorzio di ONG RE.TE. - CESVI e cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana.
WEB
Etno Radionica Breza su FACEBOOK
Dj Grissino BALKANICA!
www.myspace.com/djgrissino
Dj Grissino ha 23 anni ed origini veneto/napoletane. Appassionato sin da ragazzo di rap old school, swing e jazz, approda un giorno a Goran Bregovic e resta fulminato. Entra così nel profondo della cultura balcanica, che fa del canto del gallo una canzone e del funerale una festa. Anche se dolorosa. Negli ultimi anni ha suonato un po' ovunque: nei locali più Roulot dei Murazzi, al Traffic Festival di Torino, passando per bocciofile, feste in spiagge a Barcellona, Caravan Etnique Assud Tour 2009 in Salento, molti baretti e per le strade del quartiere San Salvario con il sound system montato sul suo furgone, selectando Balkanica!
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La rassegna KINOBARRIO è co-progettata e curata dall'Associazione MIAO - Musica Internet Arte Oltre che promuove eventi e attività socio-culturali per l'aggregazione giovanile a El Barrio, Centro per il Protagonismo Giovanile a Torino, da RE.TE. ONG che ha progetti d'intervento pluriennali a Breza (Sarajevo) e Zenica e dall'Associazione Nema Frontiera, che promuove il sostegno all'istruzione e l'attivismo giovanile in alcune aree della Bosnia-Erzegovina.
KINOBARRIO VIDEO ARTE MUSICA: UNO SGUARDO SULLA BOSNIA DI OGGI è un progetto a cura di Ass. MIAO, RE.TE. ONG , Ass. Nema Frontiera Quattro domeniche a tema per uno sguardo contemporaneo sulla Bosnia di oggi, oltre gli stereotipi della guerra e attraverso proiezioni cinematografiche, video, documentari, interviste, incontri, confronti, esperienze e progetti realizzati, giochi, letture, performance, aperitivi musicali, sfilata di moda. “QUEER SARAJEVO FESTIVAL 2008” Serata di inugurazione della prima edizione del Sarajevo Queer Festival. Successo di pubblico, gli organizzatori dell'associazione Q contenti per essere riusciti a realizzare un difficile progetto. All'improvviso un gruppo di otto persone attacca il Festival; minacce, insulti e sei feriti. La polizia interviene in difesa della manifestazione ma non basta: il Festival viene cancellato. Regia: Čazim Dervišević e Maša Hilčišin Anno: 2008 Nazione: Bosnia Herzegovina Genere: Documentario Durata: 32 min. Il primo Sarajevo Queer Festival è stato organizzato nel settembre 2008. L'inizio della manifestazione era previsto in coincidenza con l'inizio del Ramadan, irritando alcuni integralisti musulmani, nonostante il programma delle date fosse stato annunciato mesi e mesi prima. Il governo bosniaco (verbalmente e subdolamente) ed un gruppo di hooligans (brutalmente e fisicamente) si sono trovati dalla stessa parte, contro il Festival. Anche la polizia ha mantenuto un atteggiamento ambiguo. Otto persone sono rimaste ferite durante lo svolgimento del Festival, mentre gli organizzatori dell'evento diventavano oggetto di dichiarazioni cariche di odio e di costanti minacce. Sebbene il programma - che prevedeva dibattiti, proiezioni, mostre e performance - sia stato cancellato a seguito delle aggressioni, il Sarajevo Queer Festival, ufficialmente, non si è concluso. l Queer Sarajevo Festival è rimasto aperto, trasformandosi in lotta politica contro la violenza, il nazionalismo ed il fondamentalismo in Bosnia-Erzegovina. Il documentario sul festival è stato prodotto dall'Associazione “Q” con il supporto dell'Ambasciata d'Olanda in Bosnia-Erzegovina, dell'Ambasciata Svizzera, delle Organizzazioni non Governative “Global fund for women”, “Astraea Lesbian Foundation for Justice”, “Urgent Action Fund, OffStream”, “Heart and Hand Fund” e “COC HIVOS”. WEB Queer Sarajevo Festival http://www.queer.ba/v1/qsf.htm WEB Associazione Q http://www.queer.ba
IL PROSSIMO APPUNTAMENTO DI KINOBARRIO Domenica 7 Marzo 2010 - ore 17,30 DONNE, ARTE E CREATIVITA' VIDEO DI COLLETTIVI ARTISTICI di AA. VV. a seguire: sfilata di moda della collezione ETNO RADIONICA di Breza, progetto di MAE-AID/RE.TE.-CESVI/BSN letture con inedite traduzioni di VESNA SCEPANOVIC e GABRIELLA MONTONE, accompagnamento musicale di ANDREA UGHETTO aperitivo musicale con DJ GRISSINO
Ilprimo marzola mobilitazione che apre la Primavera antirazzista. Cortei in molte cittàPer la "rivoluzione in giallo" 50mila adesioni su Facebook e 60 comitati sul territorio.
ROMA - Astensione dal lavoro, sciopero degli acquisti, cortei, sit-in, presidi permanenti. Il black out è fissato per lunedì "Primo marzo 2010 - Una giornata senza di noi": e "noi" sono i quasi 5 milioni di immigrati che vivono in Italia. La "rivoluzione in giallo" (dal colore ufficiale della giornata) è arrivata dalla Francia e rimbalzata in Italia: 50mila le adesioni su Facebook, 60 comitati locali, tante le organizzazioni coinvolte: Amnesty, Arci, Acli, Legambiente, Emergency, Amref, Cobas, Fiom. Allo "sciopero degli immigrati" aderisce anche il Partito democratico, il Prc, Sinistra, ecologia e libertà e i Socialisti.L'appuntamento è per il primo marzo, in contemporanea con Francia, Spagna e Grecia. Non si tratterà di uno sciopero in senso tecnico, in verità. "Ci sarà uno sciopero solo in alcune città come Trento, Trieste e Modena, dove le sigle sindacali hanno accolto questa richiesta che arrivava dal basso - spiega Stefania Ragusa, presidente del Comitato "Primo marzo 2010" - per il resto i grandi sindacati a livello nazionale non ci hanno supportato, eppure nessuno ha mai pensato di indire uno sciopero etnico. Sarebbe bello che in Italia si tornasse a fare scioperi per tutti i diritti, non solo per quelli contrattuali. Vogliamo dare alla gente la possibilità di riflettere sull'importanza degli immigrati per la tenuta della società italiana. Quando saltano i diritti per qualcuno, è tutta la società che diventa più debole".Il logo della giornata (otto volti umani inseriti in quadrati sovrapposti) è opera dell'artista siciliano Giuseppe Cassibba, mentre per testimonial è stata scelta Mafalda, la bambina creata dalla matita di Quino. E il giallo sarà il colore dominante dei drappi che le colf appenderanno ai balconi e alle finestre, dei palloncini, dei braccialetti e dei foulard che in tutta Italia saranno indossati dai sostenitori dell'iniziativa. Il calendario con tutti gli appuntamenti città per città è sul sito del movimento (www.primomarzo2010.it).E il primo marzo è solo l'inizio. Una campagna unitaria sotto il nome di "Primavera antirazzista" che andrà dal 1° al 21 marzo è stata infatti lanciata da un coordinamento costituito da diverse organizzazioni e comitati (tra queste Acli, Arci, Blacks out, Cgil, daSud, Nessun luogo e lontano, Sei-Ugl, Sos Razzismo, Uil, Antigone e Cnca). "Non c'è solo il primo marzo. Anche lo sciopero generale della Cgil del 12 marzo - spiega Pietro Soldini, responsabile immigrazione del sindacato - avrà tra i suoi punti la difesa dei diritti dei lavoratori immigrati. Sarà insomma un grande sciopero multietnico, perché i problemi dei lavoratori stranieri sono i problemi di tutti i lavoratori. Poi si proseguirà con le iniziative antirazziste fino al 21"."E' indubbio - prosegue Soldini - che senza immigrati ci sarebbe un black out. Il primo settore ad arrestarsi sarebbe quello delle costruzioni. Soprattutto nelle grandi città, dove la manodopera straniera raggiunge punte del 50%. I cantieri si fermerebbero di colpo. Poi toccherebbe all'industria manifatturiera: tessile, metalmeccanica, alimentare. Nelle fabbriche, infatti, i migranti svolgono ruoli chiave e sono difficilmente sostituibili. Un esempio? Gli addetti ai forni a ciclo continuo delle aziende di ceramica. Dopo l'industria entrerebbe in crisi l'agricoltura: la raccolta è in mano a immigrati stagionali e irregolari. Resterebbero vuoti i mercati ortofrutticoli. Poi sarebbe la volta delle aziende zootecniche: nella macellazione degli animali gli stranieri superano il 50% della forza lavoro.
E ancora: nelle grandi città dovrebbero chiudere molti ristoranti, alberghi e pizzerie. Tra le famiglie si scatenerebbe il panico e un crollo della qualità della vita, per la scomparsa di badanti, colf e babysitter. Infine, ne risentirebbe la sanità: quella privata, dove lavorano quasi centomila infermieri stranieri e quella pubblica, che si avvale del loro lavoro tramite cooperative e piccole società di servizi". In queste ore è stato pubblicato il Manifesto contro il razzismo in Italia ("Non toccare il mio amico!") dell'associazione Sos Razzismo, per denunciare le leggi italiane sull'immigrazione e chiedere un risveglio della società civile contro la "deriva xenofoba" del Paese.
Per sottoscrivere l'appello, simboleggiato dalla Gioconda in black di Oliviero e Lola Toscani, basta andare sul sito: http://www.nontoccareilmioamico.net.
Tra i primi firmatari Roberto Saviano, Dario Fo, Beppe Grillo.Sul web circola anche un prontuario curato, tra gli altri, da Andrea Civati e Ernesto Ruffini, che smonta punto per punto tutti i luoghi comuni più negativi sugli immigrati. Rubano il lavoro? Commettono più crimini degli italiani? Si prendono tutte le case popolari?
Il governo honduregno perde ogni anno tra i sei e gli otto milioni di dollari, e dei comuni intorno a 1,6 milioni di dollari in imposte non versate, derivanti dal commercio illegale del legname. Secondo IPS-Tierramérica, su 86 rapporti presentati negli ultimi tre anni dall'unità indipendente di monitoraggio forestale, solo 19 non ha riscontrato irregolarità. Tutti gli altri hanno documentato l'abuso di potere, la falsificazione della dei documenti, la corruzione nell'assegnazione dei permessi, il taglio in aree protette. oltre resto, adulterato relazioni tecniche, pressioni gruppi locali al fine di ottenere permessi di accesso, la registrazione nelle aree protette, frode fiscale e complicità. Più di tre quarti dell'Honduras sono montuosi, e oltre il 50 per cento del territorio è ricoperto di foreste. I rapporti del governo indicano che le foreste sono la risorsa naturale più preziosa. Potrebbero generare più del 25 per cento del PIL, stimato a 12,7 miliardi di dollari in seguito alla crisi innescata dal 28 giugno 2009 colpo di stato che rovesciò il presidente Manuel Zelaya. Ma il settore forestale contribuisce solo il cinque per cento del PIL. Anche se ci sono pochi dati sul commercio illegale di legname, si stima che l'80-100 "rastras" o contenitori di legno trainato da camion circolino ogni giorno in Honduras. La concentrazione di tale attività è maggiore nel dipartimento nord-orientale di Olancho, una delle zone più deforestate dell'Honduras.Secondo il difensore civico Ramón Custodio, il disboscamento illegale "arricchisce l'individuo corrotto, e impoverisce la comunità", oltre a fomentare la distruzione delle foreste, che ha ripercussioni al di là del settore forestale". Vi è una sorta di "riciclaggio forestale", in cui le attività legali e illegali sono "i due estremi di uno spettro in cui il legname è legalizzato con meccanismi diversi.""Il governo deve assumersi con urgenza la responsabilità per la propria incapacità di studiare e di inventariare le risorse naturali del paese. Fino a quando la ricerca sarà considerata una spesa, piuttosto che un investimento, continueremo a gestire l'ambiente andando a tentoni, o alla cieca rispetto, senza neppure accorgerci che stiamo buttando via ricchezze naturali del paese - ha aggiunto l'esperto forestale Rigoberto Sandoval - Il taglio illegale significa perdita di risorse genetiche e ambientali, così come la perdita di biodiversità è in gran parte causata dalla riduzione delle foreste".I trafficanti illegali di legname spesso non rispettano le procedure tecniche volte a salvaguardare il suolo, e abbattono è sceso più del legno di quanto previsto. Molte aziende falsificano la documentazione i documenti catastali per impossessarsi illegalmente di terreni pubblici, con la in complicità delle cooperative forestali e dei funzionari pubblici. Secondo l'unità indipendente di controllo delle foreste, il taglio illegale minaccia l'ambiente a genera conflitti sociali.Le regioni dove la maggior parte di questi crimini sono commessi sono Olancho, la regione atlantica, il dipartimento settentrionale di Yoro, i servizi centrali di Francisco Morazán e Comayagua, e, in misura minore, El Paraíso e il resto della regione meridionale dell'Honduras. In Olancho, la città di Juticalpa e il Rio Plátano, Riserva della Biosfera dell'Unesco, si registrano i più alti livelli di corruzione foresta.
mercoledì 24 febbraio 2010
Cinema e Aperitivo Musicale a El Barrio
Domenica 28 Febbraio ore 18,30
GLBTQ
"QUEER SARAJEVO FESTIVAL 2008"
di Masa Hilcisin e Cazim Dervisevic
a seguire
collegamento da Sarajevo con
con SVETLANA DURKOVIC e VALENTINA PELLIZZER
incontro con
DANIELE VIOTTI, Coord. Torino Pride e DANIELE SALARIS, regista aperitivo musicale
KINOBARRIO VIDEO ARTE MUSICA: UNO SGUARDO SULLA BOSNIA DI OGGI
è un progetto a cura di Ass. MIAO, RE.TE. ONG, Ass. Nema Frontiera
Quattro domeniche a tema per uno sguardo contemporaneo sulla Bosnia di oggi, oltre gli stereotipi della guerra e attraverso proiezioni cinematografiche, video, documentari, interviste, incontri, confronti, esperienze e progetti realizzati, giochi, letture, performance, aperitivi musicali, sfilata di moda.
“QUEER SARAJEVO FESTIVAL 2008”
Serata di inugurazione della prima edizione del Sarajevo Queer Festival. Successo di pubblico, gli organizzatori dell'associazione Q contenti per essere riusciti a realizzare un difficile progetto. All'improvviso un gruppo di otto persone attacca il Festival; minacce, insulti e sei feriti. La polizia interviene in difesa della manifestazione ma non basta: il Festival viene cancellato.
Regia: Čazim Dervišević e Maša Hilčišin
Anno: 2008
Nazione: Bosnia Herzegovina
Genere: Documentario
Durata: 32 min.
Il primo Sarajevo Queer Festival è stato organizzato nel settembre 2008. L'inizio della manifestazione era previsto in coincidenza con l'inizio del Ramadan, irritando alcuni integralisti musulmani, nonostante il programma delle date fosse stato annunciato mesi e mesi prima.
Il governo bosniaco (verbalmente e subdolamente) ed un gruppo di hooligans (brutalmente e fisicamente) si sono trovati dalla stessa parte, contro il Festival. Anche la polizia ha mantenuto un atteggiamento ambiguo. Otto persone sono rimaste ferite durante lo svolgimento del Festival, mentre gli organizzatori dell'evento diventavano oggetto di dichiarazioni cariche di odio e di costanti minacce.
Sebbene il programma - che prevedeva dibattiti, proiezioni, mostre e performance - sia stato cancellato a seguito delle aggressioni, il Sarajevo Queer Festival, ufficialmente, non si è concluso.
Il Queer Sarajevo Festival è rimasto aperto, trasformandosi in lotta politica contro la violenza, il nazionalismo ed il fondamentalismo in Bosnia-Erzegovina.
Il documentario sul festival è stato prodotto dall'Associazione “Q” con il supporto dell'Ambasciata d'Olanda in Bosnia-Erzegovina, dell'Ambasciata Svizzera, delle Organizzazioni non Governative “Global fund for women”, “Astraea Lesbian Foundation for Justice”, “Urgent Action Fund, OffStream”, “Heart and Hand Fund” e “COC HIVOS”.
RE.TE. è un'ONG (Organizzazione Non governativa), un'associazione senza fini di lucro composta da tante persone di ogni mestiere e di varie età, con interessi e storie comuni.
Le attività dell’associazione si articolano in progetti diretti alle comunità, alle cooperative, alle organizzazioni di base nei Paesi del Sud del Mondo. Ad oggi RE.TE ha attività in corso e in via di costruzione nelle seguenti aree: Mediterraneo (Albania, Bosnia Herzegovina, Marocco, Tunisia), Africa subsahariana (Senegal, Mali, Burkina Faso, Mozambico), America centrale (Guatemala, Nicaragua, El Salvador) e America del sud (Bolivia e Brasile).
I settori di intervento riguardano i temi su cui l’ONG si è costituita ed è poi evoluta nella riflessione:
a) il rapporto tra tecnologia e sviluppo e la formazione professionale.
b) l’economia solidale e lo sviluppo organizzativo delle cooperative comunitarie e associazioni di base.
c) la salvaguardia ambientale in relazione allo sviluppo umano e sociale.
L’Associazione elabora e promuove iniziative di sensibilizzazione finalizzati alla diffusione dell’interculturalità e della solidarietà internazionale.
011-7707388 rete@arpnet.it