COOPERAZIONE
Action Aid: "Dall'Italia solo  parole"
Dopo le promesse del G8, il vuoto
                               In grave ritardo rispetto agli impegni per raggiungere gli Obiettivi del Millennio previsti per il 2015. La mancanza di una visione strategica rispetto alla cooperazione allo sviluppo e il rischio di perdere ancora in credibilità
di CARLO CIAVONI                                                                                                                                                                                                                                                                                                                ROMA - Il  nostro Paese sta facendo un'altra pessima figura, rispetto al mondo  intero. Per rendersene conto basta guardare i grafici prodotti  nell'ambito dell'iniziativa "L'Italia e la lotta alla povertà nel  mondo", a cura di Action Aid, la Ong che opera in 27 Paesi in tre  continenti, con progetti che si propongono di cambiare gli squilibri  nelle relazioni di potere all'origine della povertà, che alimentano la  consapevolezza e la conoscenza dei diritti delle persone e che  sostengono le loro organizzazioni, contribuendo a modificare prassi e  politiche ingiuste.
Ultimi in classifica. A  settembre, per l'Assemblea generale delle Nazioni Unite Aiuti sarà il  momento di valutare quali e quanti progressi si sono fatti per  raggiungere gli obiettivi di Sviluppo del Millennio, quando mancano  cinque anni dalla scadenza. Obiettivi sanciti a New York dal 6 all'8  settembre del 2000 e che, tra l'altro, prevedono il dimezzamento del  numero di persone che soffrono la fame e che vivono con meno di 1  dollaro al giorno; il diritto alla scuola per tutti i bambini; la  riduzione di 3/4 del tasso di mortalità infantile rispetto al 1990;  l'arginamento del dilagare dell'Aids; il dimezzamento del numero di  persone che non ha accesso all'acqua; l'accesso ai farmaci. A poco meno  di tre mesi da quell'appuntamento, dunque, il nostro Paese rischia di  presentarsi nel gruppo dei più inadempienti, in classifica dopo Grecia,  Portogallo, Malta e Cipro, avendo messo a disposizione della  cooperazione per lo sviluppo solo lo 0,16%           del Pil, a fronte della media europea che è dello 0,44% e dopo  il drammatico taglio del 56% avvenuto nel 2009 rispetto all'anno  precedente.
La dispersione degli aiuti. L'altro  grave aspetto rilevato dal rapporto di Action Aid, oltre a quello della  inaffidabilità rispetto agli impegni, è quello della dispersione delle  risorse. Una tendenza confermata direttamente dalle organizzazioni che  operano in Afghanistan, Libano e Mozambico, citate nel rapporto. Del  resto, già nel 2004, l'Ocse aveva raccomandato al nostro Paese di  evitare lo sperpero di risorse elargite a pioggia su tante  organizzazioni. Che, per la verità, tra il 2007 e il 2008 scesero da 63 a  50, ma che l'anno scorso sono di nuovo diventate 60.
Aumenta  la povertà estrema. Sullo sfondo di tutto questo c'è una  previsione drammatica: quella secondo la quale alla fine del 2010, 64  milioni di persone si aggiungeranno a quelle che già si trovano in  condizioni di estrema povertà, i disoccupati aumenteranno di 25 milioni,  100 mila persone in più non avranno accesso all'acqua potabile. Di  fronte a questo scenario, il governo italiano risulta essere fra i  quelli che hanno fatto solo tante promesse e poco altro. Promesse come  quelle pronunciate un anno fa, durante il G8, quando l'Italia diceva di  voler contribuire con 450 milioni di dollari all'Aquila Food Iniative,  di volersi allineare agli altri Paesi per gli aiuti pubblici allo  sviluppo, di voler saldare i debiti al Fondo Globale per la lotta ad  aids, tubercolosi e malaria. Spenti i riflettori sul vertice, concluso  il can can mediatico, il governo italiano è tornato a ignorare la  cooperazione allo sviluppo. "Se le parole nutrissero - è detto in un  video che accompagna la diffusione del rapporto, che ricorda le promesse  fatte al G8 - la fame sarebbe sconfitta".
La crisi  economica non c'entra. Action Aid rileva che i mancati impegni  negli aiuti non possono essere giustificati con la difficile situazione  economica, ma sono da attribuire a precise scelte politiche del governo  italiano, scelte che ignorano gli effetti di isolamento e di perdita di  credibilità internazionale.  Opportunamente, nello studio vengono  infatti citati Paesi che hanno al contrario accresciuto i loro aiuti,  dimostrando una visione strategica della cooperazione allo sviluppo.  Primi fra tutti, gli Stati Uniti e la gran Bretagna che hanno aumentato i  loro contributi rispettivamente del 5,4% e del 12%. L'Italia, così,  sarà il maggiore responsabile  -  secondo Action Aid -  dell'ammanco di  15 miliardi di dollari per il raggiungimento dell'obiettivo collettivo  che l'Unione Europea si era data per il 2010, e cioè portare gli aiuti  allo 0,56% del Pil.
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